Cracolici & Lumia, i conti non tornano

Si può impostare una campagna elettorale per le prossime elezioni comunali di Palermo – ormai imminenti – senza parlare del futuro della città? Il Pd siciliano lo sta facendo con ‘impegno’ e ‘abnegazione’. Da oltre un mese – ma forse più di un mese – i vertici di questo partito esercitano un pressing su Rita Borsellino che ha solo la ‘colpa’ di aver messo a disposizione della città la propria disponibilità per provare a governare Palermo. La sua candidatura a sindaco per la sinistra è ormai nelle cose. La Borsellino sta anche provando ad elaborare un programma: e lo fa girando in lungo e in largo la città, per cercare di capire quali sono i bisogni della gente dopo le delusioni provocate da una decennale gestione della città da parte di un sindaco centrodestra, Diego Cammarata, che ha puntato tutto sul precariato portando il Comune sull’orlo del dissesto finanziario.

Lungi dall’affrontare i temi della città – nonostante un proprio esponente, Davide Faraone, abbia annunciato la propria candidatura alle elezioni primarie (via che vorrebbe percorerre anche un altro esponente del Pd, Ninni Terminelli) – i dirigenti regionali del partito, con riferimento soprattutto, ad Antonello Cracolici, Giuseppe Lumia e Giuseppe Lupo, incalzano la Borsellino non per parlare del futuro di Palermo, ma del ‘loro’ futuro.

Qual è la ‘grande’ questione politica posta da Cracolici, Lumia e Lupo? Vogliono, anzi pretendono con ‘minacce’ un po’ risibili, che la candidata a sindaco di Palermo della sinistra stringa preventivamente un’alleanza con il terzo polo. Perché? Per governare meglio Palermo? No. Per garantire al presidente della Regione, Raffaele Lombardo, l’appoggio della stessa Borsellino. In parole più semplici, la candidata a sindaco di Palermo dovrebbe diventare, nella testa di Cracolici, Lumia e Lupo, la ‘garante’ di un accordo tra Pd e il terzo polo in sostegno del governo Lombardo. Che c’entra tutto questo con il futuro di Palermo?

Posta in questi termini estremamente rozzi (purtroppo, se certuni le doti politiche non li hanno non se li possono certo dare…), la richiesta è irricevibile. Tra l’altro, contrariamente a quello che Cracolici, Lumia e Lupo blaterano di qua e di là sui media, la Borsellino, pur non essendo una politica di professione, lascia intravedere un ragionamento che è molto più ‘politico’ delle tesi di coloro i quali – essendo, o credendo di essere, politici di mestiere – pensano di essere gli unici detentori delle ‘verità’ della sinistra in Sicilia.

Per quello che abbiamo capito – e non è detto che la nostra sia l’interpretazione giusta, cari lettori, non essendo, noi, ‘bravi, intelligenti e onesti’ come Cracolici, Lumia e Lupo – il ragionamento della signora Borsellino potrebbe essere il seguente: in una prima fase il partito-movimento della Borsellino e il Pd dovrebbero imboccare un percorso di sinistra. Se al primo turno la candidata a sindaco Borsellino, appoggiata dal Pd e, ovviamente, da altri partiti della sinistra, non dovesse essere eletta si aprirebbe il gioco delle possibili alleanze. Ma questo deve avvenire ‘dopo’ il primo turno e non ‘prima’.

Il ragionamento è corretto per almeno tre motivi. In primo luogo perché, alla luce della crisi del centrodestra (che è nazionale, regionale e locale), la sinistra di Palermo, nel suo complesso – e in ogni sua componente – avrebbe l’opportunità di misurare la propria forza elettorale in città. In secondo luogo perché, per la prima volta nella storia della Repubblica italiana, la sinistra potrebbe vincere le elezioni comunali di Palermo. E potrebbe vincerle al primo turno. Si tratta di un fatto politicamente nuovo e importante, se è vero che le esprienze di Leoluca Orlando sindaco, tra ombre e luci, hanno visto la sinistra sempre in posizione subalterna.

In terzo luogo perché una sana e libera competizione al primo turno farebbe finalmente chiarezza sulla consistenza elettorale non soltanto della sinistra, ma anche degli altri partiti. A cominciare dal terzo polo che, soprattutto a Palermo, viene dato per ‘vincente’. E’ veramente così irresistibile ‘sto terzo polo? Se è così, lo dimostri. Con i voti, però, e non con i sondaggi.

La verità amara – amara per Cracolici, Lumia e Lupo – è che il primo turno libero delle elezioni comunali di Palermo diventerà, di fatto, una sorta di ‘referendum’, tutto interno all’elettorato di sinistra, sull’alleanza tra Pd e governo Lombardo: alleanza avversata dalla base dello stesso Partito democratico. Il timore, anzi, il terrore è che questo ‘particolare’ referendum di Palermo sull’appoggio del Pd al governo Lombardo – quel referendum che Cracolici, Lumia e Lupo hanno bloccato a livello regionale, infischiandossene della democrazia – si trasferisca sul primo turno delle elezioni comumali di Palermo. Con l’effetto, assai probabile, che la stragrande maggioranza degli elettori del Pd voti per la Borsellino, determinando la sua elezione al primo turno.

Paradossalmente, quello che ‘atterrisce’ Cracolici, Lumia e Lupo è un’eventuale vittoria della Borsellino al primo turno. Perché? Perché questo segnerebbe la fine politica di Cracolici e di Lumia e, a stretto giro di posta, la crisi inesorabile del governo Lombardo.

Cracolici e Lumia, insomma, non sembrano particolarmente interessati al futuro del Pd e nemmeno al futuro di Palermo: il loro ‘orizzonte’ politico è il rafforzamento del governo Lombardo, unica loro ancora di salvezza. Lumia, in particolare, alle ultime elezioni politiche è stato messo in lista per il rotto della cuffia. Oggi, per altro, cominciano ad affiorare i suoi veri rapporti con un ceto imprenditoriale non proprio adamantino: gente con la quale Lumia non andava certo a recitare il rosario. Un motivo in più, per lui, di considerare quasi impossibile – e non possiamo dargli torto – l’ennesima sua ricandidatura nel Pd alle prossime elezioni politiche nazionali.

Non va meglio per Cracolici (del quale oggi proseguiamo a raccontare le ‘gesta’ nel ‘medaglione’ che gli dedichiamo), che deve fronteggiare, da un lato, una crescente insofferenza dei parlamentari regionali del suo partito per il modo con il quale gestisce il gruppo parlamentare (che è ormai al servizio permanente effettivo del governo Lombardo) e, dall’altro lato, le proteste, sempre più insistenti, di una base fatta di militanti e simpatizzanti che, al 90 per cento e forse più, è nettamente contraria al sostegno del Pd al governo Lombardo.

Chi ha capito tutto è il terzo protagonista di questa pantomima targata Pd, Giuseppe Lupo, segretario regionale di questo partito, che ormai sembra perseguire un solo obiettivo: prendere il ‘primo treno per Roma’: che tradotto, significa diventare parlamentare nazionale per dissociare il proprio nome da quelli di Cracolici e Lumia, ormai troppo logorati.

Come si può notare, gli obiettivi di Cracolici, Lumia e Lupo non hanno nulla a che vedere con il futuro di Palermo. Ed è per questo che, da un mese a questa parte, nessuno dei tre si è soffermato sui problemi di una città ridotta allo stremo; sulle società partecipate dal Comune, a cominciare dall’Amia, che fra tre mesi, senza l’arrivo di nuove risorse finanziarie da Roma (e non ne arriveranno più, perché il governo Monti non ha motivo di farne arrivare ancora), andranno in dissesto; sulle case famiglie chiuse perché la giunta Cammarata ha dirottato altrove le risorse (per altro limitate) destinate alle categorie deboli; sulla sanità pubblica della città ormai allo sbando; sulle attività culturali praticamente scomparse; sul rilancio dell’artigianato cittadino massacrato dalla merce cinese e, in generale, asiatica; sui mercati storici (Vucciria, Capo, Ballarò) sempre più abbandonati; sulle attività commerciali tradizionali sempre più schiacciate dalla grande distribuzione organizzata e via continuando.

Se Lupo non vede l’ora di ‘scappare’ a Roma, il traballante futuro di Cracolici e Lumia, come già accennato, sta tutto nel rapporto con l’attuale presidente della Regione. E poiché l’Mpa di Lombardo, non avendo dove andare, ha trovato posto nel terzo polo, ecco che Rita Borsellino dovrebbe allearsi ‘preventivamente’ con il terzo polo. Da qui, come già ricordato, la loro impellente necessità di convincere la candidata a sindaco di Palermo a siglare, preventivamente, un’alleanza politicamente demenziale con il terzo polo. Pena, lasciano capire Cracolici, Lumia e Lupo, la presenza, niente poco di meno!, di un candidato a sindaco targato Pd.

In realtà, ormai è chiaro che questo ipotetico candidato a sindaco di Palermo della sinistra non sarebbe targato Pd, ma targato Cracolici, Lumia e Lupo. La differenza è sostanziale, perché, ormai da qualche anno, il Pd siciliano da di sé l’immagine di un partito ‘prigioniero’ di un vertice screditato che non segue le indicazioni della base, ma persegue gli interessi personali dei ‘capi’, o presenti tali. A dimostrazione di ciò vi è il fatto che, là dove la base del Pd ha potuto esprimersi – cioè là dove si è espressa attraverso i referendum comunali – i contrari all’appoggio del Pd al governo Lombardo hanno superato il 90 per cento.

L’eventuale candidatura a sindaco di Palermo di un esponente targato Cracolici, Lumia e Lupo non fa paura a nessuno. Perché ormai i conti di questi tre personaggi non tornano più, visto, in città, i militanti e i simpatizzanti del Pd hanno capito come stanno le cose. E poi – ultime ma non non secondarie riflessioni – che cosa ha in comune la Borsellino con Lombardo, con il terzo polo e, perché no?, con gli stessi Cracolici, Lumia e Lupo? Forse la candidata a sindaco di Palermo deve lavorare per consentire a un certo mondo cattolico molto sensibile ai dettami dell’economia – dall’Opus Dei alla Compagia delle opere – di radicarsi meglio in città, magari nel mondo della sanità? O, forse, deve collaborare con i vari comitati di affari, che fanno capo all’attuale governo regionale, per ‘cementificare’ l’area di fondo Luparello con un improbabile centro direzionale e con altrettanto improbabili svincoli autostradali?

Se gli interlocutori sono questi, beh, vale il detto da sempre in voga dalle nostre parti: meglio soli che male accompagnati…

 

 

 

Giulio Ambrosetti

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