Soprattutto perché dai residenti del quartiere, sin dal momento in cui la notizia è stata resa pubblica, sono arrivate diverse attestazioni di vicinanza, oltre che la proposta di fornire loro materiale e aiuti per ripartire con le attività. «Nei giorni dispari facciamo la ciclofficina – prosegue chi anima il centro popolare occupato – e avevamo diversi progetti in cantiere. Adesso sarà tutto un po’ più complicato, soprattutto per via della questione economica. È il motivo per il quale abbiamo bisogno della solidarietà fattiva di tutti coloro che il Colapesce lo hanno conosciuto e frequentato in questi mesi».
L’appuntamento è per domenica 25 marzo, alle 20.30, con una cena di autofinanziamento. «Non ci interessa tanto del furto in sé, più che altro vogliamo porre l’attenzione sulle nostre attività e sulle cose che siamo riusciti a fare e che non si fermeranno per questo imprevisto». Loro lo sanno, del resto, che cose di questo genere possono capitare «e che magari capiteranno ancora, ma ripartiremo ogni volta. Il Colapesce è uno spazio di solidarietà sociale e quello resterà». Anche perché è tornato in vita dopo oltre dieci anni di chiusura e abbandono, stretto tra le maglie della burocrazia che racconta del fallimento della società che aveva aperto il pub all’americana e delle incertezze sulla reale proprietà dell’immobile.
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