«Visto che la copertura finanziaria c’è, metto i prezzi che dite voi e aggiungo 35mila euro che devono essere per me… e vedi di farli uscire in contanti». Nelle settimane in cui la Sicilia stava portando avanti il potenziamento delle Terapie intensive per trovarsi preparata a una possibile nuova ondata di Covid, è con queste parole che Daniele Inserra, architetto e direttore dei lavori di un appalto finanziato dalla Regione al Policlinico di Messina, avrebbe chiesto una tangente all’impresa che stava realizzando i posti letto. Il 59enne è stato arrestato dai carabinieri e posto ai domiciliari, dopo che davanti al giudice per le indagini preliminari ha ammesso la propria responsabilità. Il reato di cui è accusato è tentata concussione nei confronti dei titolari della ditta esecutrice dei lavori, la Leil Costruzioni di Partinico, che dal canto loro hanno scelto di rivolgersi alle forze dell’ordine per denunciare tutto.
Nel giro di poche settimane, si tratta del secondo caso in Sicilia. In precedenza una storia simile si era verifica a San Marco d’Alunzio, sempre in provincia di Messina. «Abbiamo sempre denunciato ogni tentativo di avvicinamento e continueremo a farlo, per il semplice motivo che sono cose inaccettabili da qualsiasi fronte provengano», dichiara a MeridioNews uno dei responsabili della società. Il primo approccio di Inserra, che fino a giugno ha lavorato come responsabile del settore Lavori pubblici al Comune di Francofonte, sarebbe avvenuto a inizio ottobre. «Ci trovavamo a Catania, dove abbiamo un ufficio – continua il responsabile di Leil Costruzioni – Da settimane discutevamo sui prezzi da inserire in una perizia di variante concordata con la stazione appaltante e necessaria per rendere più efficiente le terapie intensive al Policlinico». Il fatto che non si concordasse sui prezzi di per sé non è nulla di strano, il direttore dei lavori ha il compito di monitorare l’andamento del cantiere nell’interesse del committente, in questo caso la struttura commissariale Covid guidata da Tuccio D’Urso. «Ci accusava – spiega l’imprenditore riferendosi a Inserra – di prevedere spese eccessive, proponendoci dei tagli che rendevano i prezzi totalmente fuori mercato. Questo fino a quando mi disse: “E va bene, mettiamoci questi prezzi, basta che fai uscire 10mila euro per me”».
La prima valutazione della presunta tangente, infatti, sarebbe stata più contenuta. Tuttavia, a dispetto dell’atteggiamento attendista dell’impresa – «in principio, pur stupendomi, credevo si fosse trattato soltanto di una battuta», spiega il responsabile -, la pretesa presto sarebbe lievitata fino ad arrivare a 35mila euro: «Per un tratto ha anche ipotizzato potesse essere di 50mila euro così da prevedere anche le tasse che ci avrebbe dovuto pagare». Quotazione della presunta corruzione a parte, alla fine Inserra avrebbe pensato di aver trovato la quadra proponendo alla Leil Costruzioni una soluzione che avrebbe messo tutti al riparo dai rischi e dalle difficoltà connesse alla gestione di una somma così importante in contanti. La soluzione sarebbe passata dall’affidamento di un incarico a un professionista esterno, un ingegnere del Siracusano vicino allo stesso 59enne. «Quando credevo che avessimo trovato l’accordo sulla variante e ogni discorso relativo alla tangente fosse stato messo da parte – ricostruisce l’imprenditore – abbiamo ricevuto una bozza di perizia con dei prezzi nuovamente difformi».
Alla nuova richiesta di spiegazioni, Inserra avrebbe risposto inviando anche gli estremi del professionista a cui affidare la consulenza. L’architetto, nel corso di un ultimo incontro prima della denuncia ai carabinieri, avrebbe fatto presente, come ricostruito da chi si è rivolto alle forze dell’ordine, di essere pronto a inviare la perizia di variante alla stazione appaltante non appena avrebbe visto firmato il contratto con l’ingegnere a lui vicino. «L’intera storia lascia con l’amaro in bocca, perché – conclude la vittima – parliamo di persone che hanno già parcelle importanti e che nonostante ciò non esitano a tentare di lucrare sulle spalle della collettività. L’auspicio chiaramente è che possano essere sempre di più le imprese a denunciare». All’indomani dell’arresto la struttura commissariale Covid ha fatto sapere di avere sostituito il direttore dei lavori e di essere stata vicina all’impresa, una volta conosciuti i fatti che stavano accadendo.
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