Covid-19 tra fake news, rientri di massa e asintomatici «Ora è la responsabilità individuale che fa la differenza»

«La prima cosa che voglio dire a tutti è di non abbassare la guardia». Comincia così il messaggio della dottoressa Maria Teresa Simonetti, medico di base che ha registrato, nel suo ambulatorio, un video con alcune informazioni rivolte ai pazienti. «Il tempo passa e il desiderio di ritornare alla propria normalità è forte ed è legittimo, però il pericolo non è passato, perché il virus continua a circolare. Per ora il pericolo maggiore – spiega subito il medico – è rappresentato dai contagiati asintomatici o poco sintomatici, chi sono? Tutti quei soggetti che negli ultimi 10-15 giorni sono rientrati in Sicilia provenendo da regioni d’Italia in cui i casi di infezione erano accertati. Sono tutte quelle persone che continuano a muoversi per lavoro o altro nel territorio nazionale e regionale raggiungendo dei luoghi dove ci sono dei focolai di infezione. Se queste persone non hanno preso delle misure per cautelarsi dal contagio rischiano di venire a contatto col virus e neanche se lo immaginano, però quando tornano nel loro ambiente continueranno a diffondere il virus e a mantenerne la circolazione».

Come tutti, anche la dottoressa Simonetti non può che insistere sull’importanza dell’«isolamento precauzionale di chi viene da fuori, è importante il distanziamento sociale, l’uso di mascherine e di guanti, le misure igieniche di lavarsi le mani, sono la strategia chiave che ci permetterà di bloccare la diffusione del virus – dice -. E in questo senso la responsabilità è di tutti, è individuale e di comunità». Ribadite le misure da mettere in atto, il medico tocca un altro punto cruciale di questi giorni: le fake news in merito al virus, ai contagi e alle potenziali soluzioni. «Sul web girano notizie non vere: “Alcuni antipertensivi fanno male, favoriscono l’infenzione, così come l’Ibuprofene”. Quando una notizia è importante per la comunità – chiarisce – questa viene veicolata attraverso fonti autorevoli e ufficiali del Ministero della Salute, non attraverso vie private destinate a pochi eletti. Così continuate a usare il Ranidil, come io continuo a fare. Per quanto riguarda gli antinfiammatori, i farmaci sintomatici, quante volte vi ho detto di non avere paura della febbre? Perché è un meccanismo di difesa, di protezione del nostro organismo. Un uso non appropriato di farmaci sintomatici può impedire di capire l’evoluzione di un processo infettivo».

«Molti si illudono – torna a dire -, prendendo dosi cavalline di Tachipirina o Ibuprofene che fanno sfumare la febbre, di essere guariti ma non è così. Hanno soltanto sganciato il virus da un meccanismo che lo controlla. Quindi continuate a usare questi farmaci così come vi dice il medico, nella maniera appropriata, con il dosaggio minimo che sia d’aiuto all’organismo per difendersi in una lotta che deve riguardare soprattutto il suo sistema immunitario». Avvisa, poi, che in Sicilia ancora per qualche settimana ci potranno essere dei casi di influenza e cominceranno le riniti allergiche, quelle stagionali, ma il suo invito è a non entrare nel panico: «Se avete il naso chiuso e cominciate a starnutire non pensate al Covid, pensate all’allergia. Mentre, se avete febbre la prima cosa che vi dovete chiedere, la stessa che vi chiederei io se mi chiamaste, è “sono stato fuori dalla Sicilia?”, “sono stato a contatto stretto con persone provenienti da fuori la Sicilia che non hanno osservato l’isolamento precauzionale che invece sono tenute ad osservare?”. Se la risposta è “no” state tranquilli. Se la risposta è “sì” non vi preoccupate, cominceremo un monitoraggio quotidiano, attueremo una prassi che impedirà che chiunque abbia un’infezione da Covid rimanga da solo nell’angoscia di pensare a una situazione catastrofica, perché non è così».

E ci tiene, la dottoressa Simonetti, a sottolineare proprio questo aspetto. «Nella maggior parte dei casi da questa infezione si guarisce. E poi i vostri medici di famiglia continuano a essere il vostro punto di riferimento – rassicura -. Noi, medici di Medicina generale, che a tutt’oggi dalla Regione e dall’Asp non abbiamo concretamente ricevuto nessun aiuto in termini di dispositivi di protezione individuale, abbiamo avuto delle direttive di ricevere nello studio solo per appuntamento, di fare il distanziamento sociale anche fra i pazienti, di utilizzare i detergenti, di utilizzare di più il telefono, ma queste cose le abbiamo cominciate a fare da subito». Nessuno, insomma, deve temere di recarsi in ambulatorio, dove tutte le misure di sicurezza sono più che attuate e garantite dai medici stessi, che continuano tutti i giorni a prestare il proprio servizio. «L’ultima cosa che vorrei dire la dico soprattutto alle persone più giovani: quando io ero piccola i miei nonni mi raccontavano della guerra, mi raccontavano anche dell’epidemia di Spagnola che tra gli anni 1918 e 1920 fece più di 50milioni di morti in tutto il mondo». Parliamo, del resto, della più grande pandemia della storia, che ha causato decessi persino nelle regioni più remote del mondo. 

«Questa epidemia di Coronavirus sarà ricordata nella storia dell’umanità – conclude il medico – e voi ragazzi un giorno, quando sarete nonni, la racconterete ai vostri nipoti, questo momento rimarrà nella memoria della nostra storia e se riuscirete a parlarne, a raccontarlo è perché siete sopravvissuti, siete passati indenni attraverso questa epidemia perché siete stati bravi, avete rispettato le regole, vi siete attenuti alle direttive che vi erano state date. Ed è così, questo è un momento in cui la responsabilità individuale fa la differenza, da come ci comportiamo dipende il nostro futuro. Certo, è stata limitata la vostra libertà di muovermi in città, nel paese, però vi è stato lasciato il mondo, quello in cui vivrete. E permettetemi di dire, parafrasando Sciascia, che questo è il momento di essere uomini e non mezzi uomini, né ominicchi né quaquaraqua. State sereni». 

Silvia Buffa

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