Covid-19, cosa si sa sul contagio tramite superfici «Bufale su asfalto e scarpe ma rischi in ascensore»

La bufala più diffusa? Può durare nove giorni, nel dubbio meglio sterilizzare la spesa e, perché no, mettere in lavatrice la felpa indossata per andare in farmacia. I timori di essere contagiati dal Covid-19 e i tempi necessari alla comunità scientifica per delimitare i confini di un pericolo ancora per buona parte da conoscere portano un po’ tutti a cercare informazioni sulle migliori strategie per proteggersi dal virus. Anche se, va detto, l’invito a restare a casa ed evitare contatti interpersonali resta la prescrizione più importante ma anche, purtroppo, la più disattesa. Quali però tra questi consigli hanno un fondamento di verità e quanti rischiano di creare eccessi di apprensione, frutto anche di quelle che si avvicinano molto a delle bufale? A parlare a MeridioNews è il medico specializzato in Igiene e Medicina preventiva Franco Del Campo.

«La tesi per cui il Covid-19 possa vivere nove giorni in ambienti aperti o sull’asfalto è iniziata a circolare su internet ma di concreto ha ben poco. Un virus ha bisogno di un corpo ospite per potere sopravvivere – spiega l’esperto -. Questo significa che parliamo di tempi in cui l’ambiente esterno abbia condizioni tali da garantire la permanenza del virus all’interno di cellule». Tuttavia, test preliminari accreditati anche dall’Istituto superiore di sanità dicono che il Covid-19 può anche rimanere vivo per alcuni giorni. «Parliamo di analisi di laboratorio in cui si prova a emulare le condizioni normali ma la realtà resta un’altra cosa – continua Del Campo -. Il ragionamento, invece, ha più senso farlo su superfici specifiche come l’acciaio, la plastica, il propilene».

Ciò però non deve fare pensare che il suggerimento di sanificare le mani, specialmente dopo avere toccato determinati oggetti, sia sbagliato. «Tutt’altro – replica il medico -. Bisogna tenere presente che il virus si trasmette con le cosiddette droplet, le goccioline di saliva. E queste è più che possibile rimangono su maniglie, pulsantiere, corrimano perché sono oggetti toccati da tante persone alcune delle quali potrebbero avere le mani con tracce di saliva in seguito a uno starnuto o un colpo di tosse». Un altro tema è quello del rapporto con gli oggetti acquistati: vanno sanati? «Ha poco senso pensare di igienizzare un pacco di pasta o una busta in cui abbiamo messo l’insalata – va avanti l’esperto di Medicina preventiva – mentre presterei molta più attenzione a maneggiare i carrelli quando andiamo al supermercato».

Uno dei luoghi in cui potenzialmente si può essere più esposti al rischio di contagio, anche in assenza di altre persone, è l’ascensore. E non solo perché su maniglie e pulsantiera un po’ tutti mettono le mani. «Il virus può rimanere nell’aria per diverse ore, questo è sicuro. Anzi, più piccola è la particella più tempo impiegherà per depositarsi a terra o su una superficie – sottolinea Del Campo -. Questo vuol dire che, essendo un locale tendenzialmente piccolo e soprattutto chiuso, se una persona infetta starnutisce prima di uscire dal vano dell’ascensore e un’altra entra anche a distanza di tempo, la trasmissione del Covid-19 può avvenire». Traslare il ragionamento ai marciapiedi nei pochi casi in cui si è costretti a lasciare la propria abitazione non è automatico. «In un ambiente aperto entrano in azione una serie di fattori, come il vento, i raggi ultravioletti, le polveri, condizionano la permanenza del virus nell’aria riducendo il rischio di contagio indiretto».

E, infine, cosa accade dopo che il virus finisce a terra? Qualcuno ritiene che lo si possa portare a casa tramite le scarpe. «Lo ritengo un rischio parecchio basso. Poi va da sé che togliersi le scarpe quando si torna nel proprio appartamento può essere una buona pratica igienica. Ma indipendentemente dal Covid-19».

Simone Olivelli

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