I vecchi volponi della politica colpiscono ancora. Solitamente che fanno? Puntano su un ragazzo, magari dalla faccia pulita dietro cui occultare la loro polvere, lo buttano nell’agone di una competizione elettorale, tra le belve inferocite , gli promettono mari e monti, e, soprattutto, gli garantiscono che lo ‘proteggeranno’ e che, sicuramente, non pagherà in prima persona il prezzo di una eventuale sconfitta. Poi, quando la sconfitta arriva, e il ragazzo non serve più, lo scaricano senza scrupoli. Magari lasciandolo in un mare di debiti. E’ un po’ quello che è successo a Massimo Costa, l’ex presidente del Coni regionale, candidato a sindaco di Palermo dal Pdl, dall’Udc e da Grande Sud, che non è arrivato al ballottaggio.
Già nel pieno della campagna elettorale, LinkSicilia vi aveva raccontato, di come, nell’incertezza delle alchimie politiche pre-amministrative, Costa fosse stato costretto ad anticipare 200mila euro di tasca propria, per pagare la campagna elettorale (che avrebbe dovuto essere a carico dei partiti che lo sostenevano). Di tasca propria, relativamente. Perchè, per la maggiorparte, si tratterebbe di prestiti bancari. Ebbene, a campagna elettorale chiusa, Costa si ritroverebbe con 400mila euro di rosso in banca. Mentre i ‘signori’ dei ‘grandi’ partiti che dovrebbero pagare il conto, neanche rispondono al telefono. Ma, è normale? Ma che razza di gente è? In sostanza, lo fanno dimettere dalla presidenza del Coni regionale (dove Costa avrebbe fatto meglio a restare, evidentemente), lo dissanguano finanziariamente, ed ora si dileguano. Complimenti. Una operazione degna di Dracula.
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