La mafia non solo esiste, ma si vede ed è forte. Anche più dello Stato. È questo uno dei dati emersi dall’indagine svolta dal centro studi Pio La Torre, nell’ambito del progetto Giovani cittadini consapevoli, attivi e responsabili. Realizzato con il sostegno del dipartimento della Gioventù e del servizio civile nazionale, la ricerca – i cui risultati sono stati presentati stamani presso l’aula magna del liceo classico Giovanni Meli di Palermo – ha preso in esame il rapporto tra i giovani siciliani e il fenomeno mafioso.
Stando ai dati, raccolti da un campione di 400 studenti tra i 16 e i 21 anni, il 39 per cento dei giovani – provenienti da 14 scuole dell’Isola – ritiene che Cosa nostra sia più forte delle istituzioni, mentre per il 34 si tratta di poteri equivalenti. Soltanto il 16 per cento, invece, vede nello Stato un’entità capace di sopraffare il fenomeno mafioso. Inoltre, se il 76 per cento dei ragazzi ritiene che la mafia va combattuta e disprezzata, uno su cinque la considera qualcosa con cui convivere «perché non si può eliminare».
Per molti, la mafia è poi qualcosa di visibile, con il 34 per cento che ha dichiarato di avvertire abbastanza concretamente la presenza di Cosa nostra nella propria città. Tra i punti di riferimento nella lotta alla criminalità organizzata, la maggior parte degli intervistati ha scelto gli insegnanti, seguiti da magistrati e forze dell’ordine. In fondo alla classifica, i politici.
Dall’indagine è emerso, inoltre, che meno della metà sono i giovani che conoscono le figure che, a vario titolo, hanno combattuto la mafia. Eccezion fatta per i personaggi più rinomati: «Quasi tutti i ragazzi interpellati nelle nostre rilevazioni – dichiara Laura Borino, componente dello staff del progetto – sanno chi sono i giudici Falcone e Borsellino, Padre Puglisi, Pio La Torre o, sul fronte opposto, il boss Totò Riina. Mentre più della metà – continua la ricercatrice – ha ammesso di non conoscere figure come Antonino Caponnetto, Emanuela Loi, Placido Rizzotto e quasi la metà ignorava chi fosse Rocco Chinnici».
A commentare i risultati è stato, tra gli altri, il presidente del centro, Vito Lo Monaco: «Quel 39 per cento che ritiene ancora la mafia più forte dello Stato ci indica la strada da percorrere insieme alle scuole, le agenzie educative più importanti, per contrastare, seguendo l’esempio di Pio La Torre, ogni connivenza tra mafia e parte della classe dirigente, in qualunque epoca».
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