Corteo No G7, il bilancio del team degli avvocati «Protesta pacifica, ma controlli senza precedenti»

Tre episodi da analizzare e un’attività preventiva di controlli «senza precedenti nella storia della Repubblica». A quasi una settimana di distanza dal corteo No G7 che si è svolto a Giardini Naxos sabato 27 maggio, il team di legali dell’Osservatorio dei diritti che ha partecipato alla manifestazione, in indipendenza rispetto all’organizzazione e per verificare il rispetto delle garanzie costituzionali, stila un bilancio. 

La prima valutazione riguarda le ore che hanno preceduto l’inizio del corteo. «La partenza – scrivono gli avvocati – è stata ritardata dai controlli capillari intrapresi dalle forze dell’ordine verso la quasi totalità dei manifestanti che sono stati perquisiti e filmati ad uno ad uno, con modalità molto simili a quelle della schedatura e sulle quali ci riserviamo una più approfondita valutazione di legittimità. Si è avuta ad esempio notizia di alcuni sindacalisti bloccati nelle aree di Villa San Giovanni (RC) o di Tremestieri (ME) ai quali è stato impedito di raggiungere agevolmente il luogo della manifestazione».

Altro aspetto è la discussa ordinanza del sindaco di Giardini Naxos, Nello Lo Turco, che ha imposto la chiusura di tutte le attività commerciali nel giorno del corteo, paventando rischi a causa dei manifestanti. Un provvedimento figlio del «clima di artata tensione», sottolineano i legali, e preso «sulla base di valutazioni che risultano, prima facie, approssimative e, probabilmente, figlie di un pregiudizio politico affatto condivisibile».

Durante il corteo solo un esercizio commerciale, un tabacchi che faceva anche da bottega a pochi passi dalla chiesa principale, è rimasto aperto e molti manifestanti, assetati, ne hanno approfittato per rifocillarsi in una giornata abbastanza calda e dopo un percorso di oltre due chilometri. Tuttavia mentre in molti acquistavano bevande e sigarette, è intervenuta la polizia, ordinando al commerciante di chiudere. 

«Il comprensibile malcontento – continuano gli avvocati – suscitato dall’intervento delle forze di polizia,  che hanno comunque svolto l’operazione in condizioni di sicurezza per l’ovvia tolleranza dimostrata dai manifestanti, si sarebbe potuto evitare se soltanto si fosse compreso per tempo che, imporre la chiusura degli esercizi commerciali che potevano somministrare bevande e viveri a circa tremila persone, è stato un atto umanamente irresponsabile ed economicamente controproducente».

L’analisi infine passa in rassegna i momenti conclusivi del corteo e le tensioni con la polizia. In particolare due episodi. «Il primo – scrive il legal team – riguarda un gruppo numeroso di manifestanti che ha deciso di contestare simbolicamente la ritenuta occupazione militare del territorio, scandendo alcuni slogan contro la repressione, nel tratto conclusivo del corteo presidiato da un imponente numero di forze dell’ordine. L’arrivo dei manifestanti è stato però respinto con l’uso di lacrimogeni e con l’intervento fisico di alleggerimento operato degli agenti in assetto antisommossa. L’episodio, durato alcuni minuti, è comunque da ricondurre ad una normale dialettica di piazza che ha visto, da una parte, l’azione simbolica di alcuni manifestanti e, da un’altra parte, l’intervento contenuto delle forze di polizia». Gli avvocati quindi criticano l’espressione di «guerriglia a Giardini» usata da alcuni organi di stampa.

Il secondo episodio riguarda l’arrivo, alle spalle del corteo, di una macchina della Guardia di finanza, proprio nei momenti successivi al contatto tra manifestanti e polizia. «Un probabile errore logistico di valutazione che avrebbe potuto avere conseguenze più gravi – sottolineano i legali -. L’auto procedeva tra il gruppo di manifestanti e verso la cosiddetta zona rossa. Ciò avveniva quando la pur bassa tensione di piazza si era acquietata e quando ancora non tutti i partecipanti alla manifestazione si erano avveduti effettivamente dell’accaduto. Tuttavia, proprio lo spirito della pacifica manifestazione ed il senso di responsabilità che l’ha caratterizzata, hanno consentito di leggere l’episodio non già come una credibile provocazione, bensì come una mera svista nella gestione dell’ordine pubblico alla quale gli stessi partecipanti al corteo hanno posto rimedio consentendo all’automobile di ricongiungersi in sicurezza agli altri automezzi delle forze dell’ordine. D’altra parte, un simile contegno, smentisce le valutazioni politiche recentemente espresse da un alto funzionario statale che, rilasciando inopportune dichiarazioni nell’esercizio delle sue funzioni, in merito al corteo, ha parlato addirittura di esercizio di imbecillità». 

Una chiave di lettura suffragata dalla reazione, registrata da diversi giornalisti che hanno assistito alla scena, di alcuni esponenti delle forze dell’ordine a presidio della zona rossa, al momento in cui hanno visto arrivare l’auto della Guardia di finanza. Visibilmente sorpresi, hanno vivacemente rimproverato l’autista della macchina.

«In definitiva – concludono gli avvocati – può dirsi che la manifestazione è stata caratterizzata da un sano spirito di dissenso politico espresso nell’ambito dell’esercizio dei diritti costituzionali. Ciò è accaduto nonostante un clima di tensione immotivato ed eccessivo che ha rischiato di sabotare l’agibilità politica di tutte quelle associazioni, partiti e gruppi non formali che hanno ripreso ed esercitato il diritto di portare in piazza le loro idee».

Salvo Catalano

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