Il «mancato rispetto degli obiettivi di raccolta differenziata» avrebbe comportato per il Comune di Palermo «il pagamento di oneri aggiuntivi per il conferimento in discarica del materiale che avrebbe dovuto essere destinato alla raccolta differenziata e ha, pertanto, arrecato all’amministrazione un danno patrimoniale consistente». Questo, in sintesi, il cuore del’esposto che tre anni fa, nel settembre del 2014, gli allora deputati regionale del M5s (il calce al documento di cinque pagine le firme di Claudia Mannino, Riccardo Nuti, Giampiero Trizzino, Adriano Varrica e Giorgio Ciaccio) hanno presentato alla Procura regionale della Corte dei conti riguardo un presunto danno erariale legato al mancato raggiungimento da parte dell’allora amministrazione degli obiettivi fissati dalla legge (decreto legislativo n.22 del 5 febbraio del 1997).
A distanza di tre anni, dando seguito all’esposto, la Corte dei conti ha notificato un invito a dedurre al sindaco di Palermo Leoluca Orlando, al presidente della Regione siciliana Rosario Crocetta, all’ex governatore Raffaele Lombardo e l’ex primo cittadino del capoluogo regionale Diego Cammarata. I giudici contabili, assieme alla guardia di finanza stanno cercando di fare chiarezza e, oltre agli amministratori pubblici, sarebbero coinvolti nell’inchiesta anche ex assessori e dirigenti comunali e regionali delle precedenti gestioni. Nel documento, infatti, vengono presi in esame le cifre di raccolta differenziata nel capoluogo nel periodo compreso tra il 2000 e il 2012, sottolineando come tali valori siano ancora molto lontani dai limiti previsti dalla legge (nel 2012 il dato è del 10,6 per cento contro il 65 per cento fissato dalla normativa). Il mancato rispetto di tali obiettivi, per il M5s, avrebbe comportato a carico del Comune «il pagamento di oneri aggiuntivi» per il conferimento in discarica del materiale che avrebbe dovuto essere destinato proficuamente alla raccolta differenziata e ha, pertanto, arrecato un costo ulteriore.
Nell’esposto, inoltre, si specifica come il presunto danno sia pari ai «maggiori costi sostenuti per il conferimento in discarica di materiale che avrebbe dovuto essere oggetto di raccolta differenziata». Questi oneri sono stati sostenuti «a titolo di tariffa smaltimento rifiuti» (tributo speciale ex art. 3, comma 24 della legge n. 545/1995), e dell’addizionale del 20 per cento al tributo speciale (prevista dall’art. 205, comma 3, del D. Lgs n 142/2006). A peggiore il quadro, anche il versamento in discarica di rifiuti «eccedenti che hanno comportato anche un danno all’ambiente, per il deterioramento aggiuntivo delle risorse naturali causato dall’immissione di maggiori quantità di sostanze e microorganismi nel terreno e di gas nocivi nell’aria circostante alla discarica, un danno da rifondere allo Stato». E sempre per i firmatari del documento, sindaci e gli assessori del periodo preso in esame sarebbero i responsabili «per aver omesso qualsiasi attività di vigilanza e di controllo sull’esatto adempimento, da parte di Amia Spa delle prescrizioni in materia di raccolta differenziata», e per non aver adottato gli opportuni provvedimenti nei confronti «dell’appaltatore inadempiente rispetto agli obblighi previsti dal contratto di servizio».
Un quadro che anche negli anni successivi, durante la precedente gestione, per i Cinque Stelle non sarebbe sostanzialmente mutato: «I ritardi della precedente amministrazione sono ancora attuali – afferma il consigliere del M5s a Sala delle Lapidi Tony Randazzo – A dicembre 2013 il Comune ha siglato un protocollo d’intesa con Regione e Conai per il progetto Palermo Differenzia 2 per 130mila abitanti, con l’impegno del sindaco di entrare a regime entro 12 mesi (fine 2014). Ad oggi il Porta a Porta 2, dopo quasi 4 anni, è partito soltanto nella zona di Viale Strasburgo per 20mila abitanti». Proprio su questi punti, l’assessore Marino comunica che «si sta lavorando ai vari regolamenti» e, per quanto riguarda Palermo differenzia 2, si sta «dando impulso ai dirigenti per riprendere il lavoro in tale direzione». Il sindaco Leoluca Orlando, inoltre, ha subito fatto sapere che fornirà «ogni necessario chiarimento, tenuto conto peraltro che, tale servizio non era gestito dal Comune di Palermo ed essendo gestito da un commissario regionale su disposizione di un provvedimento del Governo nazionale».
Ma secondo Randazzo, tuttavia, la città di Palermo sarebbe ancora lontana dagli obblighi e obiettivi previsti dalla normativa nazionale e comunitaria in merito alle percentuali di raccolta differenziata, che in base ad alcuni dati forniti dalla Regione Siciliana «vede Palermo a circa il 14 per cento, ben al di sotto della media regionale che è di quasi il 24 per cento e lontanissima dal dato nazionale che è quasi al 50 per cento». Per il consigliere grillino, quindi, «urge una seria riforma del sistema di gestione rifiuti e la procedura della Corte dei conti contro Orlando e Crocetta certifica il completo fallimento di questi due amministratori nella gestione rifiuti. Confidiamo nel fatto che, almeno per una volta, a pagare i danni della mala gestio siano i responsabili e non i cittadini».
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