Il magistrato Carlo Caponcello, 58 anni, è il nuovo Avvocato generale della corte d’Appello di Catania. Lo ha nominato all’unanimità il plenum del Consiglio superiore della magistratura. Entrato negli uffici giudiziari nel 1983, come sostituto procuratore a Marsala, diretto da Paolo Borsellino, Caponcello è stato pretore di Leonforte (Enna) dal 1986 al 1988. Poi si è trasferito a Catania ricoprendo, fino al 2003, il ruolo di sostituto procuratore, con l’incarico per dieci anni nella Direzione distrettuale antimafia. Al termine di quel periodo ha scelto di diventare giudice.
Dal 2009 è sostituto della Direzione nazionale antimafia, con delega di collegamento investigativo prima con la Dda di Reggio Calabria e poi con quella di Catania. La sua nomina alla Dna era stata preceduta da un’accesa polemica con Rosario Crocetta. L’attuale presidente della Regione, nel 2009 sindaco di Gela, aveva accusato Caponcello di «aver omesso di procedere nei confronti di alcuni esponenti del clan mafioso etneo dei Laudani», ma anche «nei confronti di suo cognato Ignazio Sciortino» nell’ambito dell’inchiesta sull’appalto per l’ospedale Garibaldi di Catania. Accuse definite «farneticanti» da Caponcello che aveva scelto di querelare Crocetta.
Il nome di Caponcello era tornato sulle bocche dei catanesi attenti alle vicende del tribunale lo scorso ottobre, quando aveva presentato la sua candidatura al ruolo di procuratore capo, lasciato libero da Giovanni Salvi. Era stata poi la quinta commissione del Consiglio superiore della magistratura a escluderlo dalla corsa al vertice degli uffici etnei. Assieme a lui erano stati esclusi i colleghi Amedeo Bertone, Alfredo Morvillo, Annamaria Palma, Vincenzo Barbaro, Francesco Puleio e Ignazio Fonzo. Sono rimasti in lizza, invece, Carmelo Zuccaro (che ha ottenuto quattro voti) e Carmelo Petralia (due voti).
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