Un’attenzione particolare per la pratica della moglie e del cognato. Indebite interferenze per rinnovare le concessioni per l’estrazione di acqua da alcuni pozzi, in modo da rafforzare la figura di «paladino dei cittadini» e degli autotrasportatori. E ancora il tentativo di stoppare lo sgombero di un pontile al porto di Castellammare del Golfo, favorendo un amico imprenditore. Con queste finalità, secondo la Procura di Trapani, l’assessore Mimmo Turano, quando ancora non faceva parte del governo Musumeci ma era già un deputato regionale dell’Udc, avrebbe corrotto il capo del Genio Civile di Trapani Giuseppe Pirrello, da ieri ai domiciliari nell’operazione Palude. Contestazioni che però il giudice per le indagini preliminari chiamato a valutare le richieste di misure cautelari sgonfia, ritenendo «gli elementi acquisiti nelle indagini non sufficienti» per provare un rapporto tra corruttore e corrotto. Secondo il gip, la reciproca disponibilità tra Turano e Pirrello è spiegabile dal fatto che appartengono allo stesso gruppo di potere politico.
L’esponente della giunta Musumeci è indagato per corruzione e abuso d’ufficio. Per i pubblici ministeri di Trapani, in cambio dell’attivismo di Pirrello al Genio civile, Turano si sarebbe impegnato da deputato regionale per agevolare la nomina di Pirrello a responsabile della progettazione per il primo lotto del porto di Castellammare del Golfo. E in assemblea regionale si sarebbe attivato per impedire l’approvazione di un emendamento, all’interno della legge finanziaria, che avrebbe ridotto da tre a una soltanto le fasce per i dirigenti regionali.
«L’indagine non riguarda in alcun modo il mio attuale ruolo di assessore – ha commentato l’assessore – Sono assolutamente sereno e ho piena fiducia nella magistratura e nel lavoro dei giudici. Ho già informato il Presidente della Regione e ho già dato mandato ai miei legali al fine di chiarire al più presto la mia posizione». I fatti contestati effettivamente sono compresi tra maggio 2016 e maggio 2017 e per la Procura dimostrerebbero «uno stabile asservimento» del capo del Genio Civile di Trapani nei confronti del politico.
Turano è coinvolto in una storia che ad Alcamo ha fatto molto parlare negli ultimi anni, anche a livello giudiziario: si tratta della concessione per l’emungimento di acqua da cinque pozzi. Una vicenda fatta emergere dall’ex segretario generale del Comune, Cristoforo Ricupati, che ha presentato un dettagliato esposto alla magistratura, denunciando favori e sconti per i privati che si sarebbero arricchiti grazie alla connivenza di alcuni funzionari comunali. A margine del filone principale, che procede separatamente e in cui né Turano né Pirrello sono indagati, spunta adesso il presunto interessamento dell’assessore per accelerare il rinnovo della concessione dei pozzi. In particolare, la Procura contesta al capo del Genio civile di aver inviato – sempre su indicazione di Turano – due note (che in realtà, precisa il gip, sono firmate da un altro dirigente, Giuseppe Marino) al sindaco e al dirigente del Comune di Alcamo per indurli a rinnovare la richiesta di concessione per l’emungimento.
Una mossa che non sarebbe spettata al Genio Civile e che invece sarebbe stata finalizzata a «promuovere la figura politica di Turano presso gli autotrasportatori di acqua con autobotti e presso la cittadinanza alcamese, come soggetto politico paladino delle istanze dei cittadini sul versante dell’approvvigionamento idrico delle civili abitazioni». E ancora Pirello avrebbe consegnato al deputato dell’Udc le ordinanze di chiusure dei cinque pozzi, emanate dallo stesso Genio civile nell’agosto del 2016, e tutto l’incartamento col Comune che in quel momento aveva stoppato il rinnovo delle concessioni. Documenti che Turano non aveva titolo a conoscere e per cui non aveva fatto alcuna formale richiesta di accesso agli atti.
Ma secondo il giudice per le indagini preliminari, le note inviate dal Genio civile al Comune non sono «irrituali», e quindi non ci sarebbe una «indebita pressione» sul sindaco, bensì una «legittima diffida dall’utilizzare, anche in via straordinaria, l’acqua rinvenuta nei pozzi in questione», accompagnata dall’avvertimento «che l’abusiva eduzione ed utilizzazione di acqua pubblica, senza alcun titolo legittimo, comporta oltre che un illecito amministrativo anche la denuncia all’autorità giudiziaria competente». E da qui l’invito a presentare una nuova istanza di rinnovo della concessione.
Sempre di una concessione si parla nella vicenda relativa al porto di Castellammare, dove a inizio 2017 si aspettava la riapertura del cantiere per i lavori del secondo lotto. Per questo si rendeva necessario il ritiro della concessione all’uso di alcuni pontili e al loro sgombero. Tra i concessionari c’è anche Mariano Ascari, amico dell’assessore Turano. E proprio per non far perdere all’amico l’intera stagione estiva 2017, secondo l’accusa Turano avrebbe spinto il capo del Genio civile di Trapani a pressare il funzionario del dipartimento Ambiente della Regione, Aldo Guadagnino, competente sulla materia delle concessioni, per evitare lo sgombero. Cosa che avviene solo in parte, ma che il giudice per le indagini preliminari non reputa illegittima, in quanto «idonea a consentire i lavori programmati». E comunque parte di una attenzione politica più ampia verso i vari concessionari.
Ultimo tassello del presunto patto di corruzione sarebbero le pressioni dell’allora deputato per evadere una pratica della moglie e del cognato, imprenditore edile titolare della Tre M Costruzioni, di competenza del Genio civile. Ma il gip obietta che Pirrello si sia interessato della vicenda solo «nella fase di esame e presentazione della pratica», e non dopo, quando il suo ufficio l’ha effettivamente esitata in maniera positiva.
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