Corruzione dentro Anas, si allarga l’inchiesta della Gdf «Ispezioni concordate». Via alle verifiche sui carotaggi

«I punti in cui vengono effettuati i carotaggi, da parte delle ditte esterne, venivano concordati con l’imprenditore e poi indicati a tali ditte, in modo tale da garantire l’esito positivo dei controlli». Ispezioni studiate a tavolino che avrebbero garantito una percentuale d’insuccesso ridotta a zero. Si tratta di una delle tante rivelazioni finite agli atti dell’inchiesta Buche d’oro su un presunto giro di corruzione annidatosi negli uffici della direzione compartimentale catanese dell’AnasEd è proprio dalle parziali ammissioni di uno degli arrestati, geometra Giuseppe Panzica, che venerdì pomeriggio sono partite le prime verifiche della Guardia di finanza sulle tecniche di campionamento. 

Sotto la lente d’ingrandimento è finito un pezzo della strada statale 114 Orientale sicula, tra gli svincoli di Villasmundo e Siracusa. Lo stesso in cui la scorsa estate ha lavorato l’impresa del nisseno Salvatore Truscellil’imprenditore, anche lui finito indagato, che avrebbe pagato una maxi tangente da 30mila euro ai tre funzionari Anas. Sul posto per effettuare nuovamente le verifiche, sotto la supervisione dei militari e a quanto pare su disposizione della procura guidata da Carmelo Zuccaro, sono andati i tecnici Anas del Centro sperimentale di Cesano, in provincia di Roma. Definito, come si legge nel sito web, «la punta d’eccellenza» per la certificazione sulla qualità degli interventi nelle varie infrastrutture. 

I controlli in questione però non saranno un caso isolato. Secondo alcune fonti giudiziarie presto le verifiche dovrebbero allargarsi a macchia di leopardo. Perché, almeno stando alle dichiarazioni degli arrestati, le ispezioni studiate a tavolino dentro Anas Catania sarebbero state una costante. Un capitolo a parte è quello che riguarda la fresatura e l’applicazione del bitume. Due operazione che le ditte avrebbero portato avanti al risparmio, come raccontato ai pm dall’ingegnere Giuseppe Romano. «In occasione di un’alluvione – raccontava l’indagato – un lavoro eseguito da Contino (anche lui finito in carcere, ndr) si era raggrinzito, verosimilmente perché non era stato usato il collante».

Passato il clamore dei fermi il lavoro della Guardia di finanza continua senza sosta anche all’interno degli uffici di via Basilicata. Sono infatti almeno tre le visite che i militari hanno effettuato nei giorni scorsi per portare via documenti e incartamenti vari. Truscelli, stando al quadro ricostruito dagli inquirenti, non sarebbe l’unico ad avere aperto il portafoglio. E anche dentro Anas, come si legge da verbali e intercettazioni, sono diversi i dirigenti su cui sono in corso approfondimenti

In attesa di scoprire le prossime puntate di questa storia è cominciata anche una sorta riorganizzazione interna. A fine settembre il responsabile per il coordinamento territoriale per la Sicilia, l’ingegnere Valerio Mele, ha disposto alcune sostituzioni. Per quanto riguarda il centro A, Daniele Licciardo ha preso il posto dell’ingegnere Antonino Urso. Due le modifiche nel centro D: Giovanni Di Maria diventa capo centro in sostituzione dell’indagato Riccardo Contino. Stesso discorso per Panzica, anche lui finito dietro le sbarre e con il suo posto assegnato a Filippo Santonocito. E l’inchiesta della procura etnea ha avuto ripercussioni anche sugli spostamenti interni già programmati da tempo. Alcuni dirigenti destinati fuori Sicilia sono stati temporaneamente bloccati nell’Isola per supportare l’inchiesta delle fiamme gialle

Dario De Luca

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