Corruzione all’Anas, lista degli indagati potrebbe allungarsi «Procura aperta per imprenditori che vorranno presentarsi»

Ci guadagnavano gli imprenditori, ci guadagnavano i funzionari, ci perdevano tutti gli altri. Le imprese che provano a lavorare nel rispetto delle regole, le casse pubbliche utilizzate come bancomat, i cittadini che inevitabilmente si trovano a percorrere strade in condizioni di sicurezza precarie. Dall’inchiesta Buche d’oro, che ha portato all’arresto di tre funzionari di Anas in servizio nel centro direzionale di Catania, emerge un quadro che, come rimarcato dagli inquirenti in conferenza stampa, «non stupisce ma indigna».

Riccardo Carmelo Contino, Giuseppe Panzica e Giuseppe Romano sono accusati di avere intascato mazzette dagli imprenditori che ottenevano l’aggiudicazione delle gare d’appalto per la manutenzione delle strade siciliane. Le stesse che periodicamente finiscono nel mirino delle critiche per lo stato disastroso che, oggi più di ieri, sembra avere una sicura concausa nella connivenza tra privati, che cercano il modo per ridurre al minimo i costi e massimizzare i profitti, e funzionari che, in cambio della disponibilità a validare l’avanzamento dei lavori, pretendevano di partecipare alla spartizione dei guadagni extra. La torta sarebbe stata divisa in maniera scientifica: due terzi all’imprenditore, la restante parte a Contino, Panzica e Romano. 

A incastrare i tre sono state le microspie e le telecamere nascoste installate dai militari del nucleo economico-finanziario della guardia di finanza di Catania. Particolare che fa emergere come le indagini fossero già in corso, ben prima dell’arresto in flagranza dei tre, avvenuto martedì. Le Fiamme gialle sono entrate in azione, dopo avere captato l’imminente consegna del denaro all’interno degli uffici dell’ente che in Italia gestisce molte autostrade e le statali.

La sensazione, che inquirenti e investigatori non hanno esitato a confermare, è che non si sia trattato di un caso sporadico ma di un evento da inserire all’interno di un sistema rodato basato sulla corruzione, a discapito del rispetto delle norme e della sicurezza. Perché, per riuscire a guadagnare di più, imprese e funzionari avrebbero messo in conto la possibilità di effettuare i lavori di manutenzione in maniera non perfetta: «Spesso la bitumazione delle strade avveniva senza un’adeguata scarificazione – ha spiegato il maggiore della finanza Sebastiano Di Giovanni -. Ciò comportava da una parte una durata ridotta del nuovo asfalto, ma anche l’aumento del livello stradale con la conseguenza che la capacità protettiva del guard rail veniva condizionata in negativo».

I proventi della corruzione non sono stati trovati soltanto all’interno di un armadio negli uffici catanesi. Anche a casa degli indagati le mazzette erano custodite. In un caso decine di banconote di taglio compreso tra 50 e 500 euro sono stati rinvenuti all’interno di una scatola di metallo, custodita in un garage. Ma quello emerso oggi potrebbe essere soltanto la punta di un iceberg. Gli indagati, infatti, potrebbero essere molti di più, anche tra il personale Anas. «A prendere tangenti sarebbero stati in molti, e chi non lo faceva magari fingeva di non vedere ciò che facevano i colleghi», ha chiosato il procuratore capo Carmelo Zuccaro.

Ma se sul ruolo dei funzionari è già stato detto qualcosa, resta l’altra faccia della corruzione: gli imprenditori. «Parliamo di un reato che per esistere ha bisogno di due parti – ha commentato il magistrato titolare dell’inchiesta Fabio Regolo -. Stiamo lavorando anche su quel fronte. I nostri uffici sono aperti per chiunque volesse venire spontaneamente a conferire con noi». A incentivare i privati potrebbe essere anche un altro dato: nonostante il reato contestato sia lo stesso per Panzica, Contino e Romano, a quest’ultimo, a dispetto degli altri due che si trovano in carcere, il giudice per le indagini preliminari ha concesso i domiciliari. Ciò lascia pensare che l’uomo, oltre ad avere ammesso le proprie responsabilità, abbia avviato immediatamente una collaborazione con gli inquirenti. 

Simone Olivelli

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