«Ci sono voluti anni prima di capire che la mafia non era solo un fenomeno geografico confinato al Sud e che la metafora della linea della palma di Sciascia indicava le condizioni ideali che le hanno permesso di realizzare un connubio criminale con la corruzione anche al Nord. Un ritardo che abbiamo pagato». Così Rocco Sciarrone, sociologo dell’università di Torino, intervenendo in videoconferenza all’incontro sull’espansione territoriale delle mafie e corruzione. Differenze di genere nella diffusione della corruzione». L’iniziativa è stata organizzata in occasione della seconda conferenza del progetto educativo antimafia promosso dal Centro Pio La Torre, al cinema Rouge et noir di Palermo, con il docente Antonio La Spina, sociologo dell’università LUISS di Roma e Franco Nuccio, direttore ANSA Sicilia. In collegamento anche le 14 scuole di Palermo e provincia che hanno aderito al progetto e che hanno partecipando seguendo in streaming sul sito del Centro Studi Pio La Torre www.piolatorre.it e sul portale legalità dell’Ansa www.ansa.it/legalita.
Al centro delle domande dei ragazzi anche la notizia dell’arresto del neo deputato Udc Cateno De Luca, appena eletto all’Ars e ai domiciliari per evasione fiscale. «Il crepuscolo dei partiti dopo il 1992 ha causato un cambiamento anche nella corruzione in politica, nonostante una certa continuità nel modus operandi e persino nelle persone coinvolte – ha detto La Spina – ma oggi la corruzione si configura più come un fenomeno che coinvolge a titolo individuale e non legato agli interessi dei partiti, anche perché oggi questi sono meno strutturati sul territorio. La vera forza oggi delle mafie è la possibilità di fare leva su una folta area grigia, senza la necessità di ricorrere come prima, alla forza militare degli omicidi».
Al centro dell’incontro anche le differenze di genere nella gestione criminale del potere: «Le mafie sono per tradizione maschiliste – ha proseguito La Spina – in alcune organizzazioni criminali le donne sono emerse maggiormente, ma in rari casi sono state a capo di un mandamento o hanno avuto posizioni di responsabilità. Almeno fino a quando l’azione di contrasto non ha sguarnito alcune organizzazioni, costringendole a un cambiamento. Sembra che nei Paesi in cui le donne occupano delle posizioni di vertice nelle amministrazioni ci sia meno corruzione. Forse perché essendo soggetti particolarmente deboli, soprattutto in campo economico, sono tagliate fuori dai posti di comando, quindi sono escluse anche dai tavoli della corruzione».
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