Coronavirus, salgono a cinque i casi positivi ad Agraria Chiuse entrambe le sedi del dipartimento fino al 7 marzo

L’università di Catania sospende le attività in tutto il dipartimento di Agraria, sia nel plesso della Cittadella sia in quello di via Valdisavoia. La decisione arriva alla luce della positività di tre docenti, notizia pubblicata stamattina da MeridioNews e confermata adesso dallo stesso ateneo, nonostante le smentite arrivate in mattinata. In base a quanto risulta a questa testata, però, a questi vanno aggiunte due ulteriori positività, di cui si è avuta conferma nel pomeriggio di oggi. Cosa che porta il numero dei contagiati tra i professori di UniCt a cinque. Mentre si continuano a eseguire test tampone sulle persone che potrebbero essere entrate in contatto con loro. 

Rispetto ai primi tre casi, il rettore Francesco Priolo comunica: «I tamponi sono risultati positivi, anche se la conferma definitiva dovrà avvenire tramite la validazione dei centri nazionali preposti – si legge in una nota – I colleghi risultati positivi sono tutti a casa sotto osservazione e nessuno di loro versa in gravi condizioni». I tamponi sono stati esaminati solo al Policlinico di Catania. Adesso, come sempre è avvenuto in queste settimane, si attende la conferma definitiva dell’Istituto superiore di sanità che finora non ha mai smentito i risultati arrivati dai territori. 

Il convegno a Udine
Giovedì 20 e venerdì 21 febbraio a Udine si è svolto un convegno di Ingegneria agraria. All’appuntamento hanno preso parte docenti da parecchi atenei italiani. Tra coloro che sono andati in Friuli Venezia Giulia a seguire l’evento culturale, c’era anche un docente di Torino dal quale sarebbe partito il contagio. Sono 13 le persone infettate, in diverse città d’Italia, dal covid-19 a seguito della partecipazione alla conferenza di esperti. Quattro docenti del dipartimento di Agricoltura, Alimentazione e Ambiente del capoluogo etneo erano nello stesso luogo. Secondo quanto appreso da questa testata, sono rientrati in Sicilia tra il 22 e il 24 febbraio. Cioè quando l’emergenza era ancora agli inizi anche nel Nord Italia e non si aveva un quadro complessivo sui luoghi possibili dei contagi. In quei giorni, inoltre, non erano ancora state prese decisioni sul piano nazionale: risalgono infatti al 26 febbraio le misure del governo italiano per limitare gli spostamenti (nello stesso genere di provvedimenti rientra, peraltro, lo stop alle gite scolastiche e alle visite d’istruzione). Per dirla più semplicemente: quando i professori sono partiti, non c’era sentore che il coronavirus potesse rappresentare un problema di così vaste proporzioni anche in Italia. La certezza è arrivata solo dopo.

I test sui prof etnei
Solo dopo alcuni giorni dal ritorno in Sicilia (peraltro rientrati da una zona, il Friuli, che il ministero non cataloga né di colore giallo né rosso) alcuni docenti hanno cominciato a manifestare sintomi compatibili con il contagio e a essere controllati. In base a quanto raccontato a MeridioNews, già dai contatti informali tra partecipanti era emersa la preoccupazione per la diffusione del covid-19. Domenica, cioè l’1 marzo, l’Asp di Catania ha raggiunto i docenti etnei sospetti e nella giornata di ieri sono stati eseguiti i test del tampone orofaringeo. I cui risultati arrivano dopo al massimo 12 ore dall’arrivo nel laboratorio del Policlinico di Catania. Come spiegato da MeridioNews questa mattina, tre test hanno dato esito positivo: presentano sintomi estremamente lievi e si trovano in casa. Stessa cautela che stanno osservando anche gli altri due prof, sempre di Agraria, dei cui test positivi si è avuta conferma in seconda battuta. In serata potrebbero arrivare i risultati di ulteriori tamponi legati allo stesso «cluster». I nomi dei docenti sui quali sono stati effettuati i test tampone non saranno resi noti né dall’ateneo né da nessun’altra istituzione né dagli organi d’informazione. Nelle ultime settimane, comunque, non ci sono state molte lezioni: tra febbraio e marzo, infatti, si è svolta la pausa del semestre accademico e si sono tenuti, invece, solo alcuni esami. L’unico appuntamento largamente partecipato che si è svolto in quei giorni è stato il Consiglio di dipartimento del 25 febbraio.

Cosa fare
Molti, tra studenti e genitori, si domandano cosa fare e a chi rivolgersi. La risposta, molto semplicemente, è: niente. Dall’università di Catania fanno sapere che l’attenzione dell’Azienda sanitaria provinciale è massima e che chiunque possa essere a rischio sarà contattato direttamente dal personale dell’Asp. Per il resto, rimangono ferme le indicazioni che il ministero della Sanità ha dato all’inizio dell’emergenza: in caso di sintomi che potrebbero essere simili a quelli del coronavirus (febbre, problemi respiratori e tosse), bisogna contattare il proprio medico di famiglia telefonicamente e seguire le indicazioni che verranno date dal professionista. Non bisogna recarsi al pronto soccorso né in ambulatorio. Per ogni tipo di richieste relative a lezioni, esami o altre attività didattiche, gli studenti possono scrivere a urp@unict.it, e i messaggi verranno girati ai responsabili del dipartimento.

Luisa Santangelo

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