Coronavirus, pusher a lavoro con guanti e mascherine In via Capo Passero gli affari non temono il contagio

Intenti a distribuire dosi di marijuana e cocaina muniti rigorosamente di guanti in lattice e mascherina per evitare eventuali contagi. Ai tempi della diffusione del contagio da Covid-19 anche pusher e clan mafiosi di riferimento si sono attrezzati. Nessuno è immune dalla paura. Per capirlo è bastato raggiungere la piazza di spaccio più grande della città: quella di via Capo Passero, a San Giovanni Galermo. Storica roccaforte della famiglia mafiosa Santapaola-Ercolano.

«Bello! – strillano gli spacciatori bardati dalla testa ai piedi, vedendoci attraversare la via della droga – veni cà ca avemu roba bona (vieni qui che abbiamo roba buona, ndr)». Davanti a noi ci sono tre postazioni con più di uno spacciatore. C’è quello addetto a tenere le dosi in una busta di plastica e gli altri che si occupano della vendita al dettaglio. Nonostante la situazione generale e l’invito a restare a casa, gli affari non sembrano risentire della crisi. Anzi qualcuno potrebbe avere convertito la psicosi alimentare, con gli assalti ai supermercati, in una corsa al rifornimento di droga. 

Tra le mura dei palazzi di cemento che delimitano la via a tre uscite gli spacciatori discutono, fischiano e gridano, invitando le automobili in circolazione a scegliere un gruppo piuttosto che un altro.

La piazza di spaccio si trova alle spalle di viale Tirreno e ha inizio pochi metri dopo l’isola ecologica, nella quale il 27 marzo dello scorso anno, a seguito dell’operazione denominata Cape Sparrow, la polizia ha arresto 24 persone. Si vendono marijuana e cocaina con gruppi, stando alla ricostruzione degli inquirenti, che fanno riferimento a diverse cosche, alcune anche a conduzione familiare. Da queste parti tutti conoscono personaggi del calibro di Eugenio Minnella, Alessandro Tomaselli e Giuseppe Bellia.

Il territorio viene delimitato seguendo l’ordine dei numeri civici di portoni e palazzi. Spesso si tratta delle abitazioni degli stessi spacciatori. Un controllo del territorio quasi militare in cui si alternano vedete e pusher con turni di lavoro prestabiliti. Da queste parti nessuno sembra avere paura di stare in strada per evitare contatti con le persone. L’unica certezza è che gli affari continuano anche ai tempi del coronavirus

Simone Olivelli

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