Coronavirus, mascherine razionate negli ospedali Le stesse anche per due settimane e guanti riusati

Le mascherine arriveranno. Secondo le rassicurazioni che la Protezione civile nazionale ha dato all’assessorato regionale alla Salute, i presidi di protezione individuale arriveranno tra oggi e domani. Ma gli ospedali siciliani, intanto, tamponano l’emergenza come possono e razionano le scorte. È questo il quadro che emerge parlando con infermieri, medici, sindacalisti, specializzandi, borsisti, impegnati in queste giornate surreali di emergenza coronavirus sul fronte della sanità pubblica siciliana. 

C’è chi racconta di avere la stessa mascherina da due settimane, chi ammette di non avere modo di sostituire le mascherine fornite al personale del proprio reparto, chi lavora con la mascherina strappata perché non ha la possibilità di averne una nuova. Chi, addirittura, ha già iniziato a razionare i guanti monouso.

È una situazione al limite, insomma, quella che arriva dalle corsie ospedaliere. «Capisco in parte la paura – ammette Calogero Coniglio, del Coordinamento nazionale infermieri – si temono episodi, abbondantemente avvenuti al Nord, in cui lo stesso personale sanitario possa sottrarre i presidi per portarli a casa, agli amici, ai parenti. Ecco allora che si corre ai ripari, che le forniture vengono distribuite col contagocce per evitare di esaurire le scorte. Il punto è che nelle corsie normali si lavora coi guanti e le classiche mascherine chirurgiche, quelle verdi per intenderci, che sono facilmente deteriorabili, si strappano, si inumidiscono. E purtroppo capita anche che non ci sia modo di sostituirle nell’arco di un singolo turno»,

Anche Renato Costa, Fp Cgil Medici, ammette che «le stesse mascherine capita vengano riutilizzate per più giorni. Ma mi consola il fatto che in questo modo si possa garantire ai reparti malattie infettive, a quelli di Terapia intensiva e di Rianimazione, di avere invece un ricambio. È lì che serve». «Si potrebbe discutere di un sacco di cose – prosegue lo sfogo di Costa – delle responsabilità politiche che hanno tagliato di oltre 30 miliardi i fondi al Servizio sanitario nazionale, di come si è arrivati a questo punto. Ma non è questo il tempo delle polemiche. Intanto stiamo fronteggiando e a mio avviso lo stiamo facendo bene. Di certo quando tutto questo sarà passato bisognerà fare una seria riflessione».

Un tentativo di gettare acqua sul fuoco, quello di Costa, che fa il paio con un altro esponente sindacale, Roberto Spampinato, Cimo Sicilia, che però ammette anche che «si tratta di una questione che avevamo sollevato già 15 o 20 giorni fa, quando denunciavamo di non essere sufficientemente preparati. Io mi rendo perfettamente conto delle ragioni per cui non avrà fatto piacere a chi ha la responsabilità politica di gestire una situazione complessa. Ma quando come sindacato lamentavamo la scarsità dei presidi individuali lo facevamo sia per tutelare i lavoratori, che nel nostro caso sono i medici, ma anche per tutelare i cittadini. Perché oggi si sono prese misure drastiche, ma 20 giorni fa il personale medico e sanitario, come tutti, conduceva una normale vita sociale. E il rischio evidente in assenza di protezioni adatte, era quello di diventare, ciascuno di noi, inconsapevole untore, rischiando di essere contemporaneamente contagiati e contagiosi. Adesso temo che i buoi siano già scappati».

Preoccupazione anche tra specializzandi e borsisti, che lamentano a loro volta di essere stati lasciati «anche per due settimane con la stessa mascherina. Senza contare – sussurrano tra le corsie – che c’è anche chi nasconde un paio di guanti durante il propri turno per non rischiare di ritrovarsi senza ricambio. Di questo parliamo: se la nuova fornitura non arriva in fretta, il rischio è di dover razionare, o peggio riutilizzare, anche i guanti monouso».

Miriam Di Peri

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