Coronavirus, l’Ars chiude per sanificare il Palazzo Razza: «Solo tre casi, in Sicilia non c’è emergenza»

Chiuso al pubblico per quattro giorni e inibito ai dipendenti per tre. Anche il Palazzo dei Normanni, sede dell’Assemblea Regionale Siciliana, della Fondazione Federico II e della Cappella Palatina corre ai ripari per prevenire eventuali occasioni di contagio da Covid-19, il cosiddetto coronavirus. «In considerazione – si legge nella nota del consiglio di presidenza dell’Ars – della notevole mole di persone che ha accesso quotidianamente al Palazzo dei Normanni, disposto un intervento straordinario di sanificazione di tutti i locali». 

Ad annunciare la chiusura del Palazzo già a partire da domani (i dipendenti non andranno venerdì, oltre che sabato e domenica) è stato il presidente dell’Ars Gianfranco Miccichè, in apertura della seduta tenuta nel pomeriggio affinché il governo potesse relazionare all’Aula circa le misure prese dal governo per gestire una eventuale emergenza da coronavirus (attualmente non in atto nell’Isola). 

L’assessore alla Salute Ruggero Razza ha sottolineato che «l’accertamento sanitario condotto su operatori e dipendenti della struttura alberghiera in cui alloggiavano i turisti bergamaschi ha dato esito negativo». L’esponente della giunta Musumeci anche precisato che se in poche ore si è riusciti ad evacuare tutto l’albergo, effettuare i tamponi, mettere in isolamento i casi sospetti, è stato perché «il dipartimento e le aziende sanitarie avevano adottato con pedissequa attenzione ognuna delle indicazioni fornite dell’Istituto nazionale di sanità»

«Sono oltre cento – ha aggiunto – i tamponi faringei eseguiti in questo periodo e di questi solo tre sono risultati positivi al coronavirus. La Sicilia – ha ribadito ancora una volta – non rientra tra le regioni in stato di emergenza, non essendo stato rilevato un focolaio autoctono». Razza ha fatto sapere che l’attività di prevenzione «è iniziata il 22 gennaio in base alle indicazioni del ministero della Salute. Il 24 gennaio la Regione ha diramato una ulteriore nota in cui ha disposto che in presenza di casi sospetti si dovessero adottare le procedure già previste dal piano da virus Ebola del 17 ottobre 2014»

Miriam Di Peri

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