Coronavirus, la protesta dei soccorritori del 118 «Con mascherine chirurgiche si rischia contagio»

«Questa nota, se non verrà ritirata o modificata, causerà il caos». Più che un avvertimento, una previsione. A farla è il Mud, il Movimento unito dipendenti 118 Sicilia, con una nota inviata ai vertici dell’assessorato alla Salute, al ministero e alla Seus, la società in house della Regione che gestisce il 118. All’origine della preoccupazione c’è la comunicazione con cui l’assessorato due giorni fa ha specificato quali siano i dispositivi di protezione individuali per il personale che lavora sulle ambulanze. 

Nello specifico si dice che «gli operatori sanitari (medico, infermiere, autista/soccorritore), nell’ambito del sistema 118 dovranno indossare ai fini della piena operatività camice monouso idrorepellente, guanti, occhiali di protezione e mascherina chirurgica». Soltanto nei casi in cui sarà necessario assicurare le vie aeree del paziente, per medici e infermieri «sarà previsto l’utilizzo della mascherina Ffp2»

Nella circolare sono richiamate le indicazioni date a fine febbraio dall’Oms, le stesse che però sono state criticate di recente dalla fondazione Gimbe, che ha sottolineano all’origine ci sia la considerazione che le scorte di dispositivi di protezione sia insufficiente rispetto al fabbisogno mondiale. Ma se fa discutere la direttiva di usare le mascherine con un sistema di filtraggio adeguato soltanto nel caso in cui ci si avvinasse alle vie aeree del paziente, in quanto per i soccorritori si tratta di una previsione impossibile da fare prima di arrivare sul posto, la situazione per gli autisti è ancora peggiore. Stando alla circolare, infatti, loro dovranno sempre accontentarsi della mascherina chirurgica. 

«Non riusciamo a capire – si legge nella diffida del Mud – come si possa fare distinzione fra operatori sanitari, relegandone alcuni in serie A e altri in serie B, e che quest’ultimi (gli autisti, ndr) possono essere meno a rischio di contagio dimenticando che detti operatori sanitari entrano in contatto con i pazienti più spesso di quanto non faccia la popolazione oltre ad andare giornalmente nei vari pronto soccorso, ambienti ad alto rischio contagio».

Nel documento inviato ai vertici regionali si fa notare, inoltre, che in Sicilia su 251 ambolanze al momento quelle di soccorso, ovvero senza personale medico a bordo, sono 160. Per il personale che viaggia su queste, quindi, dovrebbe usare solo le mascherine chirurgiche. «Tutti i componenti dell’equipaggio dell’ambulanza sono soggetti al contatto stretto con i casi positivi, sintomatici e asintomatici, e nessuno di noi può rispettare la distanza di sicurezza di un metro, è irrealistico che qualcuno lo possa pensare», sottolinea il Mud.

Gli autisti soccorritori, che da tempo attendono il rinnovo del contratto e il riconoscimento dell’indennità di rischio, infine citano un passaggio di una delle ultime circolari inviate dai vertici di Seus in cui si specifica che in assenza di dispositivi di protezione idonei «la postazione del Seus  118 è disabilitata a intervenire nel caso si tratti di trasporti legati a casi potenzialmente infettivi».

Ad alzare l’attenzione sui dispositivi individuali è anche la Cisl Fp. La segretaria per le provoince di Agrigento, Caltanissetta ed Enna Floriana Russo Introito chiede alla direzione generale di Seus di fornire dpi in quantità adeguata, in quanto fina a oggi sono «usati solo se si ha il sospetto che un paziente sia affetto da Covid. Troppo poco perché qui, oggi, siamo tutti potenziali portatori e come già successo, si viene chiamati per un’appendicite per poi risultare positivo. In verità – si legge in una nota – per evitare il contagio e quindi lavoratori ad altissimo rischio della stessa vita e per evitare le possibili e conseguenti malattie e quarantene che lascerebbero l’azienda sguarnita di dipendenti l’unico modo è fornire i Dpi per tutte le chiamate».

Simone Olivelli

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