«Welcome chinese». Ovvero, «Benvenuti cinesi». Lo ripete più volte, a scanso di equivoci, il vicepresidente di Federalberghi in Sicilia e presidente della sezione provinciale di Palermo Nicola Farruggio. Tra gli effetti immediati della psicosi da coronavirus, dovuta anche a quella che l’Organizzazione mondiale della sanità ha battezzato come «una massiccia infodemia», c’è anche la diffidenza nei confronti dei turisti che arrivano dall’Oriente. E pure qualche timore degli operatori dell’accoglienza nelle strutture ricettive che non hanno avuto specifiche indicazioni. Per loro, come per tutti, valgono le direttive nazionali emanate dal ministero della Salute.
È per questo che Federalberghi ha preparato e distribuito una sorta di vademecum. Un opuscolo, scritto sia in italiano che in inglese, con quattro semplici regole da mettere in pratica «per limitare il rischio di esposizione al coronavirus». Il titolo è Proteggi te stesso e chi ti sta vicino dal contagio. Lavare spesso le mani; coprire la bocca con un fazzoletto quando si starnutisce o si tossisce; evitare il contatto ravvicinato con chiunque abbia febbre o tosse e, in caso di febbre, tosse o difficoltà respiratorie, consultare un medico. «Sono principi validi in caso di una qualsiasi influenza che – aggiunge Farraggio – ricordiamo sia agli ospiti che agli operatori. A chi si occupa dell’accoglienza abbiamo anche consigliato di attenzionare se ci dovessero essere clienti, non solo cinesi ma anche australiani o siciliani – ci tiene a sottolineare – che presentino dei sintomi e, in caso, di esortarli a rivolgersi ai presidi medici».
Una sorta di protocollo preventivo, dunque, «ma senza nessuna azione che possa scoraggiare il soggiorno di turisti di nazionalità cinese e creare – continua il vicepresidente di Federalberghi – atteggiamenti di razzismo nei loro confronti dettati da questa immotivata ondata di psicosi. Non ce n’è motivo». Ma la realtà racconta di situazioni già al limite, come la paralisi della China town di Sicilia nella zona commerciale di Misterbianco, nel Catanese.
Insieme alla paura per il virus, pare appunto alimentarsi una sottile forma di razzismo. «A gennaio tra l’altro – riporta Farruggio – la presenza di turisti cinesi in Sicilia è cresciuta rispetto all’anno scorso». Un dato destinato senza dubbio a calare. Tanto che dall’organizzazione del settore turistico-
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