Lo avevano annunciato all’indomani della fermata davanti casa di Ninetta Bagarella, durante la processione di San Giovanni. Sono arrivate oggi le dimissioni dei consiglieri comunali del Pd Dino Paternostro, Salvatore Schillaci, Benedetto Gambino e Pio Siragusa.
Secondo gli ormai ex inquilini del consiglio comunale di Corleone, «ormai da tempo la città non è più amministrata e si trova allo sbando, mentre le tasse sono al massimo, l’economia è paralizzata, i servizi essenziali come l’acqua vengono a mancare, l’ordinaria manutenzione delle strade, ormai piene di buche, non viene garantita, la raccolta dei rifiuti continua da oltre quindici mesi con il sistema dell’emergenza che lascia le strade sporche e non garantisce la raccolta differenziata, con la conseguenza che il Comune dovrà pagare una maxi-multa che aumenterà ancora di più le bollette per i cittadini».
I consiglieri dimissionari ricordano anche l’episodio avvenuto tra il 17 e il 21 luglio scorsi, quando il complesso Sant’Agostino (dove hanno sede gli uffici dell’urbanistica, gli sportelli del catasto e della Serit) è rimasto senza energia elettrica a causa del mancato pagamento delle bollette comunali per un ammontare record di circa 250 mila euro.
«A causa di “errori“ e di omissioni dell’Amministrazione comunale – si legge ancora nella lettera di dimissioni – Corleone ormai è nell’occhio del ciclone ed è ripiombata indietro di decenni, a quando era famosa in tutto il mondo solo per fatti di mafia. Sembrava che, dopo tanti anni di lotta e di impegno civile da parte delle forze politiche e sociali e di tanti cittadini democratici, questo triste passato fosse ormai alle nostre spalle, invece siamo nuovamente al punto di partenza. Anzi, peggio, perché per la prima volta nella storia della nostra città il Ministero degli Interni ha inviato degli ispettori per verificare il pericolo di eventuali infiltrazioni mafiose. L’accesso ministeriale si è concluso lo scorso 19 Aprile e adesso si aspetta l’esito, col timore che il comune di Corleone, per la prima volta nella sua storia, possa essere sciolto per mafia».
«Come se non bastasse – sottolineano ancora -, in questi ultimi giorni abbiamo assistito al “teatrino“ del presunto “inchino”, che sembra essere stato costruito ad arte per distogliere l’attenzione dell’opinione pubblica dai problemi reali della città e per gettare ancora di più discredito sulla nostra comunità».
«Ci dissociamo totalmente dal comportamento e dagli atti prodotti dal sindaco su tante questioni: dalla mancata costituzione di parte civile nel processo Grande Passo, alla mancata presa di possesso di alcuni beni sequestrati e confiscati ad esponenti mafiosi locali, fino ad arrivare alle dichiarazioni assurde fatte in merito al presunto inchino, alle delibere per querelare alcuni giornali accusati di avere diffamato la città, salvo poi provvedere alla revoca della stesse». Insomma, secondo gli ex consiglieri, «è giunta l’ora di mettere fine alla nostra presenza all’interno del consiglio comunale. Ormai non ci sono più le condizioni minime per affrontare i problemi quotidiani della città e tanto meno programmare il futuro».
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