Cronaca

Due consiglieri comunali arrestati per concussione nel Siracusano

Due consiglieri comunali di Portopalo di Capopassero (nel Siracusano), Corrado Lentinello e Rachele Rocca, e il padre di quest’ultima Antonino Rocca – già consulente del sindaco – sono finiti agli arresti domiciliari perché ritenuti responsabili del reato di concussione nei confronti di imprenditori della provincia. A eseguire l’ordinanza emessa dal giudice per le indagini preliminari del tribunale aretuseo sono stati i carabinieri della compagnia di Noto e Portopalo. I due consiglieri comunali, all’epoca dei fatti – cioè da marzo a ottobre del 2020 – ricoprivano la carica di vicesindaco e di assessore all’Ecologia. L’indagine dei militari è scattata nel settembre del 2020 dalle dichiarazioni del sindaco Gaetano Montoneri che ha segnalato possibili episodi di concussione.

Stando a quanto ricostruito, gli indagati avrebbero richiesto a un imprenditore 10mila euro per interessarsi alla liquidazione di una fattura di 20mila euro per lavori in favore del Comune, richiesti dagli stessi indagati su incarico diretto e mai proposti dall’ente. La vittima, che ha confermato la vicenda agli investigatori, si sarebbe rifiutata. Dall’incrocio dei dati amministrativi con le dichiarazioni di altri imprenditori, sono emersi altri due episodi. Nel 2020, gli indagati avrebbero chiesto a un imprenditore edile una cifra tra i 2000 e i 3000 euro per lavori commissionati e spesati dall’ente per la manutenzione della zona portuale. «Al rifiuto dell’imprenditore di corrispondere il denaro, i tre avrebbero preteso lavori di manutenzione straordinaria, per un ammontare di circa 3mila euro, di un immobile del compagno dell’indagata, non versando la predetta cifra all’imprenditore al termine dei lavori», spiegano i carabinieri.

I tre non si sarebbero limitati a richiedere denaro ai titolari delle attività ma avrebbero cercato anche altri vantaggi per amici e parenti. Lentinello e Rocca, tra giugno e settembre del 2020, avrebbero chiesto al titolare della ditta che gestiva la raccolta dei rifiuti urbani, di dare «incarichi privilegiati a tre dipendenti, tra cui il compagno dell’indagata, prospettando all’imprenditore gravi penalità contrattuali in caso di mancata adesione alla richiesta». Tra marzo e giugno del 2020, per agevolare il fratello di uno degli indagati, i tre amministratori avrebbero minacciato un altro imprenditore, ad «assumere l’uomo con uno stipendio di 500 euro mensili a fronte di una sola ora di lavoro al giorno e, successivamente, a elevare il salario a 900 euro euro al mese, sempre per lo stesso orario di lavoro». Al rifiuto, uno dei tre indagati avrebbe addirittura minacciato fisicamente l’imprenditore.

Redazione

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