Congresso Pd, arrivano le truppe cammellate Il sindaco Enzo Bianco e la Cgil sotto accusa

Un revival della Prima Repubblica. Protagonista, oggi come allora, un documento plastificato e colorato, cartamoneta del potere politico: la tessera. E con essa strane figure professionali: tesorieri, componenti di commissioni, capibastone, portatori di voti divisi per correnti, ma organizzati sempre nella stessa maniera: un principe ha i suoi vassalli, che controllano i valvassori, col loro stuolo di valvassini. Partito democratico feudale.

Le tessere del sindaco
Il congresso del Pd si apre nel peggiore dei modi. A Catania si fa così: «So per certo che la segreteria del sindaco Enzo Bianco ha convocato i consiglieri di maggioranza non appartenenti al Pd, per consegnare loro pacchetti di tessere già pagate. Con l’obiettivo di sostenere il suo candidato alla segreteria. Tra loro anche il vicesindaco Marco Consoli, iscritto al Megafono – il partito del governatore Rosario Crocetta – e il capogruppo della lista civica con Bianco per Catania, Alessandro Proto, ex Mpa e Udc». A parlare, con la promessa dell’anonimato, è un consigliere comunale di Catania. «Uno di questi consiglieri, colpito dal comportamento del sindaco, ha preferito lasciar perdere.

L’accusa è confermata da un ricorso inviato alla commissione nazionale del congresso, firmato da Valentina Spata, responsabile siciliana del gruppo Civati: «Il componente della Commissione, nominato in rappresentanza del candidato alla segreteria provinciale Mauro Mangano, ha affermato che un certo numero di tessere, non meglio specificato nella quantità ma assai elevato, in mattinata erano state consegnate dal tesoriere provinciale al sindaco Bianco e questi a sua volta le aveva distribuite ai consiglieri della maggioranza consiliare del comune di Catania, non solo del Pd ma anche di altri schieramenti». Facile trovare conferme: «È vero, mi è stato chiesto di iscrivermi al Pd, ma io sono di centro e ho rifiutato», dice a left Giuseppe Catalano, consigliere comunale della lista Bianco per Catania.

Congressi di massa
Non è una novità, in Sicilia. Da sempre i congressi diventano guerre senza esclusioni di colpi, né regole. Anzi, una regola c’è: vincere, ad ogni costo. Per dare corpo a questa pratica politica si è inventato anche un neologismo: cammellaggio. I cammelli – o “le truppe cammellate” – sono i clienti, gente che nessun interesse ha per il Partito di cui si celebra l’assise. Ma che per amicizia o interesse dedica qualche minuto del suo tempo a mettere una x in una scheda. È andata così a Misterbianco, grosso Comune in provincia di Catania, dove il congresso si è svolto domenica 20 ottobre. Lo racconta nei dettagli un militante di quel circolo, Massimo La Piana: «Tutto era iniziato benissimo, in mattinata avevamo eletto il nuovo segretario del circolo, all’unanimità. Nel pomeriggio poi si apriva il dibattito per l’elezione dei delegati e il voto sui segretari provinciali. In una sala adiacente a quella del dibattito, che si svolgeva nel teatro Comunale, c’erano i seggi. Alle 18 in punto, orario di apertura delle operazioni di voto, si presentano ai seggi un centinaio di persone che chiedevano di essere tesserate per votare il segretario. Il doppio di coloro che seguivano il congresso dalla mattina. Qualcuno lo conoscevamo, gente che mai aveva partecipato alla vita di partito. Molti altri non li avevamo mai visti. Di certi sapevamo che in passato aveva militato in altri partiti, in particolare all’Mpa, la sigla dell’ex governatore Raffaele Lombardo (oggi rinviato a giudizio per mafia, ndr). Dinanzi alla protesta di militanti e iscritti veri, abbiamo chiesto ai due candidati alla segreteria, entrambi presenti, di fermare questa forma di tesseramento e abbiamo sospeso le votazioni. Il congresso non può diventare una lotta tra bande».

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[Foto di Partito democratico]

Redazione

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