Beni per un valore di 100 milioni di euro sono stati definitivamente confiscati all’imprenditore 73enne Calcedonio Di Giovanni. L’uomo orinario di Monreale (Palermo) ha vari interessi economici nella provincia di Trapani. Sigilli ad appartamenti, terreni, conti correnti bancari e aziende tra cui un complesso turistico alberghiero nella Sicilia sudoccidentale «dove risultano essere stati ospitati boss mafiosi del calibro del capo mandamento di Mazara del Vallo (nel Trapanese, ndr)» affermano gli investigatori.
Il provvedimento è arrivato dopo che la prima sezione della corte di Cassazione ha emesso la sentenza di rigetto avanzata dall’imprenditore e ha posto fine al procedimento di prevenzione avviato dalla Direzione investigativa antimafia nel 2014. Stando a quanto ricostruito da diverse dichiarazioni di collaboratori di giustizia, l’imprenditore sarebbe stato «portatore di interessi delle cosche mafiose siciliane attraverso artificiosi meccanismi fraudolenti mediante i quali aveva accesso a cospicui finanziamenti pubblici nazionali e comunitari coinvolgendo nei propri progetti individui vicini a un noto latitante mafioso», sostengono i magistrati. Tra i beni confiscati anche alcune società con sede a San Marino e Londra, coinvolte in complesse operazioni finanziarie collegate a grosse transazioni commerciali internazionali.
Le indagini della Dia avevano permesso di accertare l’esistenza di una palese situazione di sperequazione fra i redditi dichiarati dall’imprenditore e i beni accumulati negli anni. La confisca ha riguardato il patrimonio mobiliare, immobiliare e societario: appartamenti, terreni, conti bancari e compendi aziendali tra cui il complesso turistico Kartibubbo Village che al tempo ospitava anche ville in possesso di boss mafiosi. Nel 2021 era stata confermata anche la misura di prevenzione della sorveglianza speciale di pubblica sicurezza per la durata di tre anni, con obbligo di soggiorno nel comune di residenza.
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