«La trattativa è in corso da circa un anno e siamo già a buon punto: pensiamo di acquisire i terreni del Centro direzionale Cibali». Il vicepresidente della Regione Siciliana Gaetano Armao lo conferma: si avvicina il momento in cui il terreno di 17,4 ettari tra via Sabato Martelli Castaldi e via Cave Villarà diventerà ufficialmente patrimonio pubblico. Come anticipato da MeridioNews, a raccontare la possibilità che a Palermo guardassero con interesse la grande area verde è stato il Movimento 5 stelle. Una mozione del consigliere comunale Graziano Bonaccorsi, votata a maggioranza martedì dal senato cittadino, raccontava di un’istruttoria già avviata proprio nei palazzi dell’assessorato all’Economia.
«La Regione vanta un credito di circa 155 milioni di euro da Sicilcassa in liquidazione – spiega Armao a questa testata – Soldi che in parte abbiamo deciso di inserire a bilancio per ottenere l’equilibrio e che, in altra parte, abbiamo deciso di riscuotere tramite la datio in solutum». Cioè la sostituzione di un metodo di pagamento con un altro. In questo caso, una sorta di scambio in natura: io (Regione) ti abbuono una parte del debito, tu (Sicilcassa proprietaria dei terreni) mi dai una vastissima area a due passi dal viale Mario Rapisardi. Chi sembra guardare la questione con particolare attenzione è il presidente della Regione Nello Musumeci. Ci sarebbero state alcune chiacchierate anche con il sindaco di Catania Salvo Pogliese.
La trattativa non è ancora conclusa e su quello che prevede, di preciso, non c’è certezza. Non si sa, per esempio, a quanto ammonta la porzione di debito che Palermo intende cedere in cambio dell’area. «L’intenzione – prosegue l’assessore all’Economia – è di trasformarlo in un grande parco urbano da dare al Comune». Per intero? «Per intero. Ma ci sono tanti fattori da valutare».
Tra i tanti fattori bisogna, ad esempio, capire come si dovrebbe conciliare la soluzione descritta da Armao con un progetto di cui si era parlato nell’estate del 2017. In quella fase il Consorzio centro direzionale Cibali, che gestisce l’area per conto di Sicilcassa, apre a una sorta di consultazione aperta per valutare i possibili utilizzi della vasta area. Tra i progetti arrivati ce n’è uno che non avrebbe bisogno di modificare la destinazione d’uso dei terreni (cosa che comincia a fare la ex giunta guidata da Enzo Bianco approvando la contestatissima proposta di variante al piano regolatore generale, due giorni prima di un incendio che devasta ettari e ettari della zona. Variante che non riesce però ad arrivare mai in Consiglio comunale).
Il progetto che potrebbe essere realizzato senza troppi problemi è quello di social housing proposto dalla Fabrica immobiliare sgr. Una società per azioni con sede tra Roma e Milano e che ha per principale azionista il gruppo Caltagirone. La holding di proprietà di Francesco Gaetano Caltagirone, imprenditore palermitano, editore del Messaggero, re dell’immobiliare italiano, ex suocero dell’ex presidente della Camera dei deputati Pierferdinando Casini. Nonché cugino di Francesco Bellavista Caltagirone, noto a Catania per la laurea honoris causa conferitagli dall’università e, soprattutto, per l’ex Mulino Santa Lucia di via Cristoforo Colombo, il sequestro del complesso e l’assoluzione in tribunale. Il progetto del fondo Fabrica riguarda all’incirca due ettari del Centro direzionale e prevede la realizzazione di un centinaio di alloggi da destinare a edilizia sociale.
Stando a quanto riferiva a ottobre 2019 l’ufficio legale del consorzio, il progetto avrebbe trovato persino il sostegno economico della Regione e della Cassa depostiti e prestiti. E ha superato lo scoglio della conferenza di servizi che ha dato il via libera. Bisognerà capire come il social housing proposto da Fabrica potrà convivere con il parco urbano.
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