Concorsi truccati, due arresti all’Università di Messina

TANTO PER CAMBIARE SCOPPIA UN NUOVO SCANDALO UNIVERSITARIO NELLA CITTA’ DELLO STRETTO

di Gabriele Guastella

La Guardia di Finanza ha arrestato due docenti dell’università di Messina ritenuti responsabili di aver inquinato un concorso per ricercatore in Microbiologia e Microbiologia chimica, allo scopo di pilotarne l’esito. L’operazione, che è stata ribattezzata “Pacta servanda sunt”, è il risultato di indagini protrattesi per mesi e che hanno messo in luce un vero e proprio sistema deviato delle procedure concorsuali che regolano l’accesso al mondo accademico non solo messinese.

Le indagini sono state coordinate dal procuratore aggiunto di Messina, Ada Merrino, e dal sostituto Diego Capece Minutolo.

Le ordinanze di custodia cautelare agli arresti domiciliari sono state ordinate dal Gip del Tribunale di Mewssina, Massimiliano Micali.

Gli investigatori hanno accertato che sia la commissione giudicatrice, sia il vincitore del concorso venivano stabiliti a monte dagli arrestati, con la collaborazione dei loro colleghi. Nel concorso oggetto delle indagini, l’obiettivo dei due professori ero quello di nominare ricercatore un loro parente.

Ma qualcosa ha turbato i due professori, ovvero il punteggio di un altro studente che è stato superiore a quello del loro parente. A questo punto i due professori avrebbero convinto il ragazzo a ritirarsi in modo tale da far andare avanti il loro ‘raccomandato’.

Con la frase «Pacta servanda sunt», i patti vanno rispettati. In un’intercettazione telefonica i due arrestati concordano sulla necessità che il candidato col punteggio più alto debba rispettare i patti, ovvero ritirarsi, dietro la promessa di una sua successiva sistemazione in altra procedura concorsuale per ricercatore.

L’indagine è scaturita da una denuncia per una falsa fattura utilizzata presso il Dipartimento, dove operava uno dei destinatari delle misure cautelari e ha consentito di accertare l’appropriazione di somme, da parte di quest’ultimo, dalla gestione del ‘fondo economale’ del Dipartimento con il concorso di un dipendente della medesima facoltà.

Ci chiediamo come mai debbano ancora oggi accadere certi fatti.

Con i test d’ingresso che diventano sempre più complicati per gli studenti, con i continui tagli all’università e alla ricerca e con le raccomandazioni, l’università italiana sta diventando sempre di più un posto per “figli di papà”. Quando il diritto allo studio come previsto dalla nostra Costituzione deve essere assicurato a tutti.

 

Redazione

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