La procura di Siracusa all’inizio di febbraio ha emesso l’avviso di conclusione delle indagini nei confronti del 42enne Giuseppe Sallemi e del 70enne Luciano Giammellaro. I due, custode il primo e pensionato il secondo, sono accusati di essere gli autori del duplice omicidio avvenuto la notte tra il 9 e il 10 febbraio del 2020 in contrada Xirumi, nella zona della Piana, a cavallo tra le province di Catania e Siracusa. A perdere la vita furono il 47enne Massimo Casella e il 18enne – figlio della sua compagna – Agatino Saraniti. Unico sopravvissuto e testimone chiave dell’inchiesta è il 36enne Gregorio Signorelli.
Gravemente ferito, già dal letto dell’ospedale Garibaldi centro di Catania, era stato lui a fornire una prima ricostruzione dei fatti avvenuti quella notte tra gli agrumeti. Signorelli parlò della presenza di un terzo uomo nell’ampia scena del crimine. «Erano in tre – aveva raccontato il sopravvissuto a MeridioNews – sono arrivati tutti insieme con due macchine e i due scesi dalla jeep erano già armati». Loro, invece, erano tutti e tre disarmati. Una versione che ha ribadito anche durante l‘incidente probatorio. Un uomo più giovane, che «avrebbe assistito ai primi momenti ma sarebbe poi andato via senza prenderne parte». Dalle carte dell’inchiesta è emerso che si tratterebbe del figlio dell’anziano guardiano. Nessun avviso di conclusione delle indagini per lui. «Il mio assistito – spiega a MeridioNews l’avvocata Paola Lopresti che assiste Signorelli – ha indicato l’auto ma, tra buio e distanza, non è stato in grado di riconoscere con precisione la persona».
Giammellaro, difeso dall’avvocato Pino Ragazzi, continua a dichiararsi innocente. Sallemi – assistito dai legali Franco Passanisi e Ornella Valenti – dopo essere stato arrestato, ha invece confessato di avere agito da solo e per legittima difesa. Una tesi che, però, sarebbe stata smontata dai risultati dell’autopsia che ha fatto emergere spari alle spalle e un colpo a bruciapelo sullo stomaco del 18enne. Restano ancora da chiarire i rapporti tra le vittime e gli indagati. Subito dopo l’agguato tra gli agrumeti, si era parlato di una telefonata tra il guardiano e Casella per accordarsi sul furto delle arance. Durante l’incidente probatorio, Signorelli ha affermato di conoscere di vista entrambi i custodi ma di non avere avuto contatti e di non sapere se ne avesse avuti Casella. Stando a quanto risulta a MeridioNews, i tabulati telefonici analizzati escluderebbero la chiamata.
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