Antonello Montante è stato scarcerato. I legali dell’ex numero uno di Confindustria Sicilia hanno ottenuto l’alleggerimento della misura cautelare nei confronti dell’imprenditore di Serradifalco, che a maggio scorso è stato condannato a 14 anni in quanto ritenuto responsabile di essere al vertice di un’associazione a delinquere finalizzata alla corruzione e accesso abusivo a sistema informatico. Dossier su dossier, che Montante avrebbe sfruttato per fare pressioni sulle istituzioni. La Corte d’appello di Caltanissetta ha disposto l’obbligo di dimora ad Asti, città in cui ha sede una delle imprese di Montante.
A dare l’ok alla richiesta dei difensori dell’imprenditore è stata anche la procura generale di Catania. Montante resta attualmente indagato anche per concorso esterno in associazione mafiosa. Nel passato dell’uomo, coincidente con l’ascesa nel mondo dell’imprenditoria, nissena prima e nazionale poi, c’è il rapporto con il boss di Serradifalco Paolino Arnone e con il figlio Vincenzo.
Nei giorni scorsi, il tribunale di Asti ha emesso una sentenza di fallimento per le aziende Msa e Htm. I giudici hanno ritenuto insufficienti le garanzie presentate dal gruppo per ottenere la revoca del commissariamento e del fallimento. «La scarcerazione consentirà ad Antonello Montante di partecipare attivamente al processo d’appello», ha dichiarato l’avvocato Giuseppe Panepinto, uno dei legali dell’ex paladino dell’antimafia.
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