Comuni siciliani in dissesto? Sì, ma stabilizzano i precari

Nel comportamento di tanti Sindaci dei Comuni della Sicilia i conti non tornano. Alla lettera. Perché, infatti, si parla di bilanci. Di ‘casse’ comunali vuote. E di dipendenti comunali non pagati da uno, due e, in alcuni casi, da più mesi. Ma, contemporaneamente – e qui sta l’incredibile – gli stessi Comuni bandiscono concorsi per assumere nuovo personale. Possibile?

Proviamo a capire quello che sta succedendo. Cominciando da circa due settimana fa, quando viene fuori la notizia ce una decina di Comuni sarebbero al dissesto finanziario. Sette giorni dopo i Comuni in dissesto diventano oltre 20. Qualche giorno fa, finalmente, a parlare sono i rappresentanti dell’Anci Sicilia, l’Associazione che vede insieme i Comuni dell’Isola. La notizia – che poi ‘notizia’ non è, visto che è così da oltre un anno – è che i Comuni siciliani in ‘bolletta’ sono molti di più di 20: forse 100, forse ancora di più.

La Corte dei Conti, qualche settimana fa – segnalando le difficoltà finanziarie di una ventina di Comuni – ha fatto sapere che i problemi deriverebbero da tasse non pagare dai cittadini. Tesi rispettabile ma fragile: se non altro perché i cittadini che non avrebbero pagato le tasse ai Comuni sono gli stessi che le tasse le hanno già pagare al Governo Monti. Dunque, non si può esistere per pagare solo tasse. 

Forse i problemi dipendono proprio dal Governo nazionale, che negli ultimi anni ha ridotto drasticamente i trasferimenti finanziari ai Comuni. La stessa cosa ha fatto, in modo ‘pesante’, la Regione siciliana che, dai 900 milioni di euro annui di tre anni fa, trasferisce ai Comuni siciliani, sì e no, 300 milioni di euro all’anno.

Poi c’è un terzo motivo che sta alla base del deficit dei Comuni siciliani: la gestione folle dell’acqua e, soprattutto, dei rifiuti.

Di fatto, la gestione di questi due servizi, pubblici fino ai primi anni del 2000, è stata privatizzata. Sull’acqua c’è un referendum nazionale che impone al nostro Paese d tornare al servizio pubblico. Solo che in Sicilia il Governo Lombardo-Pd ha impedito fisicamente il ritorno a una gestione pubblica dell’acqua. Sono gli ‘scherzi’ della finta sinistra siciliana: sinistra on le parole e, nei fatti, in combutta con i grandi affari. Il resto sono chiacchiere.

Ancora più allucinante la gestione dei rifiuti. Affidata a demenziali società tra Comuni – gli Ato rifiuti – nelle stragrande maggioranza dei casi veri e propri ‘carrozzoni mangiasoldi’ che, tra spese folli (alcuni Ato hanno anche finanziato ‘festini’), assunzioni di personale senza controllo e coinvolgimento di privati, hanno accumulato debiti per quasi un miliardo e mezzo di euro. Debiti che i Comuni hanno contratto con i privati.

Il risultato è che non ci sono più soldi né per pagare il personale, né per pagare i privati (titolari delle discariche: unico sistema di smaltimento dei rifiuti che ancora oggi esiste in Sicilia). Morale:l’immondizia resta nelle strade da Catania ad Agrigento ai Comuni del Palermitano. Disastri finanziari e disastri ambientali.

Eppure, in questo disastro finanziario totale i Comuni siciliani – che sono senza soldi e lanciano appelli, adesso anche, come abbiamo accennato, tramite l’Anci, ai Governi nazionale e regionale chiedendo soldi – bandiscono concorsi pubblici. O meglio, concorsi riservati ai soli precari (con profili di incostituzionalità: ma questo è un altro discorso).

Già, perché nei Comuni siciliani, in buona parte in dissesto finanziario non dichiarato, prestano servizio circa 23 mila lavoratori precari. Direte: ma non sono anche questi fonte del deficit? Errato: perché, fino ad oggi, il costo di questi precari, è stato a carico, per il 90 per cento, della Regione.

Solo che adesso – come abbiamo scritto ieri – la Regione ‘viaggia’ con uno sbilancio finanziario annuale di 3 miliardi di euro circa. Ogni anno, insomma, per dirla in parole semplici, alle ‘casse’ della Regione siciliana mancano 3 miliardi di euro per pagare gli enti strumentali, le imprese, eccetera, eccetera, eccetera.

La Regione è al dissesto non dichiarato (l’esercizio provvisorio serve per far arrivare un po’ di soldi da Roma dopo le elezioni politiche: campa cavallo…). La metà dei Comuni dell’Isola emula la Regione. L’altra metà è, come si dice dalle nostre parti, muru cu ‘u muru cu ‘u spitali.

Insomma:non ci sono più soldi né nelle ‘casse’ ella Regione, né nelle ‘casse’ dei Comuni, Domanda ai Sindaci con i bilanci in ‘rosso’ fisso che bandiscono concorsi riservati, di fatto per ‘stabilizzare’ i precari: con quali soldi pensate di pagare questo personale?

 

Redazione

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