«La Corte dei conti della Sicilia non fa altro che ribadire quello che noi abbiamo detto quattro anni fa: il Comune di Catania è in dissesto». Non usa mezzi termini Orazio Licandro, coordinatore della segreteria nazionale dei Comunisti italiani, commentando l’ultima relazione dell’organo di controllo sullo stato finanziario dell’amministrazione etnea, datata 9 novembre. Ben 127 pagine di puntuale analisi dell’amministrazione cittadina dal 2003 al 2010, corredate di tabelle riassuntive, nelle cui conclusioni, a pagine 107, emerge «la sostanziale paralisi dell’ente per la quale al momento non appare possibile una inversione di tendenza che renda possibile l’equilibrio finanziario». Una condizione che, per Licandro è «chiaramente frutto della cattiva gestione delle amministrazioni di Umberto Scapagnini e Raffaele Stancanelli», e le parole dei revisori sembrerebbero dargli ragione. «Il primo disavanzo di 40 milioni si ebbe nel 2003» si legge chiaramente a pagina tre della relazione dei giudici amministrativi. «Nelle giunte di centrosinistra il Comune era in attivo, mentre nel 2007 il passivo era già di 880 milioni di euro», commenta Licandro.
Tra le situazioni più gravi per le casse pubbliche evidenziate dalla Corte dei conti, un debito che per le sole società partecipate comunali è di ben 121 milioni di euro, mentre i crediti ormai non esigibili da parte del Comune di Catania superano i 140 milioni di euro. Due problemi ai quali l’amministrazione Stancanelli ha tentato di porre rimedio con due provvedimenti, al voto in questi giorni in Consiglio comunale. Ma destano, per Licandro, particolare preoccupazione i debiti fuori bilancio. Quelli già riconosciuti ammontanto ad oltre 16 milioni di euro, mentre ulteriori 20 milioni di euro sono debiti ancora da riconoscere. Senza considerare la recente sentenza che condanna il Comune al pagamento di ben 22 milioni di euro alla Fasano Costruzioni di Salvatore Massimino. «Una situazione della quale è responsabile anche il Consiglio comunale, che si è reso complice dell’amministrazione», commenta Licandro. Che, dalla relazione della Corte, tira fuori due punti controversi. «L’amministrazione Stancanelli si vanta di aver ridotto i dirigenti da 55 a 33 in questi anni – continua Licandro – Eppure la spesa per i dirigenti è aumentata comunque da tre milioni e 300mila euro a tre milioni e 500mila euro», spiega l’esponente dei Comunisti italiani. Ma il vero «scandalo», per Licandro, sono «i contributi dati per l’acquisto di abbonamenti al calcio Catania e soprattutto i contributi volontari erogati ai partiti politici. La Corte dei Conti non scrive di che cifra si tratti, ma vogliamo sapere nel dettaglio il motivo di questi finanziamenti, anche se fossero solo dieci centesimi».
Si arriverà alla dichiarazione di dissesto dunque? «Il dissesto è già in atto», afferma sicuro Licandro che tiene a precisare come «se nel 2008 fosse stato dichiarato dissesto, oggi avremmo una amministrazione sana». Il riferimento è ai 140 milioni di fondi Cipe dirottati dal governo Berlusconi nel 2008 dalla loro destinazione originaria – il completamento di numerose opere pubbliche nella città – per consentire il salvataggio finanziario del Comune. «Soldi che hanno solo ritardato il dissesto, come dice chiaramente la Corte dei Conti», conclude il politico. Adesso, tutto è nelle mani del Consiglio comunale, che è chiamato al voto del rendiconto 2011 entro domani 20 novembre, e del bilancio di previsione 2012 entro fine mese.
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