Comune, il Consolidato spinge la mozione di sfiducia In sicurezza parte dei conti, ora l’opposizione ci pensa

Questa volta il bilancio Consolidato è passato. Dopo la figuraccia del primo aprile, quando la allora maggioranza di Leoluca Orlando si sfaldò tra inerzia, assenteismo e beghe intestine, dando il via alla crisi che ha di fatto ridisegnato la geografia di sala delle Lapidi, con 20 voti a favore e sei astenuti, il Consiglio ha dato il via libera al documento. Un sì che sblocca di fatto non solo le stabilizzazioni all’interno delle partecipate, ma apre la porta agli oltre 60 milioni di euro del fondo di garanzia in arrivo da Roma, che per la mancata approvazione del Consuntivo giacevano in stand by. 

Sui banchi dei consiglieri è stato riproposto né più e né meno che l’atto già bocciato mesi fa grazie al colpo di spugna di Ugo Forello, consigliere del gruppo Oso, che ha presentato un emendamento che ha revocato la vecchia delibera, con la fotografia dei conti del Comune inclusi i bilanci di tutte le Partecipate, da Rap a Sispi, da Amap a Amat. Tra i banchi dell’opposizione, che ormai conta un numero di consiglieri tali da potersi di fatto considerare maggioranza, i commenti positivi riguardano lo scampato pericolo per i trasferimenti che Palermo rischiava di vedersi sfuggire. Dallo stesso Forello ai suoi ex compagni di gruppo del Movimento 5 Stelle, c’è apprezzamento per la messa in sicurezza dei 60 e più milioni di euro. Il resto, come prevedibile, sono solo critiche a un documento che riporterebbe nero su bianco, secondo la loro visione, la radiografia di una gestione poco oculata delle casse cittadine. Per usare le parole dei pentastellati: «Certifica la cattiva gestione dei rapporti economico-finanziari con le società partecipate» per di più con «disallineamenti, contenziosi, obblighi di accantonamento e perdite mettono a repentaglio gli equilibri di bilancio dell’ente capofila e delle società».

La messa in sicurezza di parte dei conti, tuttavia, riporta in auge la discussione sulla mozione di sfiducia presentata lunedì mattina da Lega e Fratelli D’Italia. Se fino a ieri infatti la frangia più a destra di Sala delle Lapidi si trovava più o meno da sola a sostenere la mozione, adesso le restanti aree dell’opposizione, che hanno declinato l’invito in virtù tra l’altro di un patto per tentare la spallata nei confronti di Orlando solo dopo avere approvato alcuni atti fondamentali, si trova nella posizione di dovere almeno riflettere sul da farsi. Uno dei due atti principali da approvare era proprio il Consuntivo. La capogruppo del M5s, Viviana Lo Monaco, lo aveva dichiarato in maniera piuttosto chiara: «Non possiamo votare una mozione di sfiducia se prima non mettiamo in sicurezza i conti del Comune». Stesso discorso fatto da Giulio Tantillo, capogruppo di Forza Italia, con una decisione che ha portato Marianna Caronia a lasciare gli azzurri. Adesso, anche senza l’approvazione del piano triennale delle opere pubbliche, qualcuno potrebbe cambiare idea e unirsi ai cinque firmatari della mozione: Caronia, Gelarda, Russo, Scarpinato e Ferrara, come hanno fatto proprio oggi i due consiglieri di +Europa: Fabrizio Ferrandelli e Cesare Mattaliano, che hanno portato il numero degli aderenti a sette. Una cifra ancora piuttosto bassa, considerato che per portare la mozione in Consiglio di firme ne servono 20

Adesso comunque le carte in tavola cambiano. Il Consiglio, con la sua nuova maggioranza, che non comprende gli orlandiani di Sinistra Comune, Pd e Avanti Insieme, detta la sua agenda seguendo logiche non prevedibili da sindaco e giunta. Da qui a qualche giorno tutto è possibile, dalla sfiducia alla possibilità di lasciare le cose come stanno e continuare la guerra di nervi tra Sindaco, giunta e organo consiliare. 

Gabriele Ruggieri

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