Un milione e mezzo di euro per manutenzioni originariamente affidate alla Multiservizi ma eseguite da ditte terze senza gara d’appalto, 20 debiti con comunità per alloggio di minori risalenti al 2000, e quasi 100mila euro di quote consortili mai pagate ad enti come Ato ed Asi di cui il Comune fa parte. Sono circa 2 milioni e mezzo i debiti rimasti fuori dal rendiconto di gestione del Comune di Catania, approvato lo scorso 8 ottobre. Le 33 delibere, risalenti agli ultimi 14 anni di gestione dell’Ente ed emerse lo scorso 15 luglio, non sono nemmeno rientrate tra gli oltre 200 milioni di euro ammessi ai fondi del Dl 35, tutti ratificati dal consiglio comunale. «Non so dire se per dimenticanza o altro, non abbiamo avuto accesso a questa valvola di sfogo», commenta il presidente della Commissione Bilancio Vincenzo Parisi, consigliere del gruppo Grande Catania, che questa mattina ha consegnato alla presidenze del Consiglio e alla conferenza dei capigruppo una dettagliata relazione sul tema.
I debiti dovrebbero rientrare in quelli che nel Testo unico degli enti locali, all’articolo 194 lettera E, sono definiti come «acquisizione di beni e servizi, nei limiti dell’accertata utilità, nell’ambito dell’espletamento di pubbliche funzioni». Una «pubblica utilità» che la relazione della commissione Bilancio ha cercato di trovare tra spese come 110mila euro per rifare nel 2009 le strisce stradali, (in aggiunta al milione e 200mila euro già stanziato nel bilancio dello stesso anno) o nei 762mila euro spesi dalla Multiservizi per il rifacimento dello stadio Massimino dopo le violenze del 2 febbraio 2007.
«Tra 28 luglio 2014 e il 6 Agosto 2014 – si legge nella relazione – la commissione ha convocato il direttore dello Sviluppo e Attività Produttive Alessandro Mangani, il direttore del corpo di Polizia Municipale Pietro Belfiore, il direttore di Ecologia e Ambiente, Paolo Italia, e il direttore di Famiglia e Politiche Sociali nonché dei lavori pubblici Corrado Persico. Nessuno dei direttori, regolarmente invitati, si presentava in commissione per laudizione», spiega il documento. Alle audizioni sono stati quindi inviati dei delegati.
«Credo realmente una cosa: se sono dirigente, e ho una retribuzione adeguata al mio ruolo, ho anche l’obbligo e non solo il dovere di assumermi le conseguenti responsabilità», commenta Parisi. Che, in attesa che il voto sul riconoscimento dei debiti arrivi al consiglio – che ha inserito il tema nell’ordine del giorno di domani, 21 ottobre –, e quindi nel bilancio di previsione 2014, descrive l’atteggiamento dei dirigenti comunali come «una mancanza di rispetto verso il ruolo che ha il consiglio». Perché oggi «su questioni che in passato sono state affrontate con molta semplicità e poca attenzione senza pianificare le spese, queste leggerezze non sono più possibili».
Parisi specifica che alcuni servizi, come il ricovero dei veicoli sottoposti a sequestro o l’accoglienza dei minori nelle comunità alloggio, «siano difficili da pianificare. Ma probabilmente erano prevedibili». E in generale, vista la difficoltà a reperire una documentazione completa, il parere della commissione non è né positivo, né negativo. «I dirigenti dovranno ora venire in aula a spiegare l’origine dei debiti», conclude il presidente della commissione comunale Bilancio.
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