L’imprenditore Peppe Bologna è uno dei cinque candidati per la carica di primo cittadino a Trapani. In suo sostegno una sola lista civica: Scirocco. Il 67enne è l’ex editore e fondatore dell’emittente locale Tele Scirocco. Conosciuto in città anche per essere stato vicepresidente di Assindustria Trapani e componente della commissione nazionale rapporti interni di Confindustria. Bologna scende in campo in una città in cui, rispetto a un anno fa, è cambiato tutto. Anche se gli strascichi del terremoto giudiziario che ha portato all’arresto di Girolamo Fazio e alla richiesta di soggiorno obbligatorio per Antonio D’Alì si fanno ancora sentire.
La città viene fuori dalla campagna elettorale dello scorso anno condizionata dalle vicende giudiziarie e da un anno di commissariamento. Cosa serve a Trapani per rialzarsi?
«A Trapani serve solo ed esclusivamente discontinuità. Tagliare definitivamente con il passato. Questo significa non votare le liste collegate a quei sindaci che contengono candidati o consiglieri conniventi con le vecchie amministrazioni».
Con grande fatica si è raggiunto un accordo per il nuovo bando di comarketing per l’aeroporto. Crede sia un modello su cui continuare a puntare? Se no, quali alternative per Birgi?
«Il comarketing così come è stato fatto non l’ho mai condiviso. Ritengo che lo stesso risultato si possa raggiungere seguendo un percorso diverso coinvolgendo le associazioni degli albergatori e dei ristoratori. In ogni caso, dobbiamo comprendere che è necessario fare sistema con l’aeroporto di Punta Raisi».
È stato assegnato il nuovo appalto per la raccolta dei rifiuti. La convince? Pensa ci siano margini per cambiare qualcosa, vista la situazione in città?
«È stato dato l’appalto ed è stato finalmente firmato. Ho avuto un incontro con i referenti di Energetika Ambiente e ho compreso che c’è voglia di collaborare. Se in corso d’opera sarà necessario modificare qualcosa, ho incassato la loro disponibilità».
Qual è la prima cosa che farebbe da sindaco?
«Farei una riunione lunga con tutti i dipendenti – nessuno escluso – per rinverdire il loro entusiasmo a lavorare per l’ente da cui sono pagati. Poi avvierei un percorso, veloce e semplice, per riempire i cassetti con progetti cantierabili».
Come è stata accolta in città la sua candidatura che rappresenta una rottura con la politica trapanese?
«Non sono in grado di definire la qualità e la quantità dell’accoglimento della mia candidatura. Un dato è certo: sono un candidato a sindaco di Trapani in totale discontinuità con la mala gestione della cosa pubblica».
Lei punta tutto sul progetto della Grande Città, ovvero la fusione dei quattro comuni, Trapani, Paceco, Erice e Valderice. Quali sarebbero le ricadute positive economiche per il territorio?
«Io sono da sempre non soltanto l’inventore ma anche il sostenitore della Grande Città, ossia un unico Comune che comprenda Trapani, Paceco, Erice e Valderice. Nel progetto, però, chiarisco una cosa: facciamo una fase di rodaggio, verifichiamo i benefici, i vantaggi e gli svantaggi, tiriamo le somme per verificare le utilità così come le inutilità. A quel punto, se il risultato dovesse essere positivo, come penso, si continuerebbe ad andare avanti. È chiaro che la Grande Città non si realizza né in un anno né in cinque ma, se non si inizia, il percorso non si arriverà mai al traguardo».
Ci spiega la sua idea dei distretti? Cosa sono e quali sarebbero i vantaggi per i cittadini?
«Il distretto è un modo per individuare, in modo diverso, tutta una serie di porzioni geografiche che venivano chiamate quartieri o frazioni. A me il concetto di quartiere o frazione mi ricorda quando mi ruppi il femore. Per cui dichiarare in partenza che c’è una rottura con alcune parti del Comune di Trapani è un non senso. I vantaggi per i cittadini? Ogni distretto avrà il suo assessore delegato, che dovrà affrontare i problemi dell’acqua, dell’immondizia, della viabilità e di tutto quanto compete ed è relativo al distretto, che è individuato come porzione geografica di un più ampio territorio che è l’intero Comune».
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