Scelto dal presidente della regione Nello Musumeci, il candidato del centrodestra alle prossime elezioni a Messina è Dino Bramanti. Sessantanove anni il prossimo luglio, si è autosospeso dall’incarico di direttore scientifico del centro neurolesi di Messina, un polo di eccellenza nel campo delle malattie neuromuscolari, che dirige dal 2006. È segretario regionale della società italiana di neurologia – sezione Sicilia e vicepresidente della sezione V del consiglio superiore di Sanità dal 2015. Ha raccolto la sfida lanciatagli dal governatore siciliano, riunendo attorno a sé le varie anime del centrodestra messinese. Dieci le liste che lo sostengono.
A Messina partono in cerca di fortuna ogni anno 2000 giovani. Come fermare questa emorragia creando posti di lavoro?
«I dati del 2017 sono allarmanti: hanno lasciato Messina tremila persone, una situazione drammatica. Se vanno via i giovani la conseguenza è che faranno le famiglie altrove e la nostra città diventerà sempre più vecchia. L’amministrazione comunale non crea posti di lavoro ma ha un dovere: creare i presupposti e le opportunità. Se dovessi essere sindaco il mio impegno è per la creazione dello Sportello Europa che metta in collegamento chi ha idee, progetti e proposte imprenditoriali che necessitano di fondi europei. Dobbiamo operare sul fronte della burocrazia, snellendo procedure troppo lunghe ed eliminando ostacoli che danneggiano chi vuole fare imprenditoria. Dimezzeremo in modo permanente la Cosap e non esisteranno commercianti di serie A e di serie B in base al posizionamento del negozio. Infine, ritornando alla nostra vocazione naturale, che è quella turistica, si potrà dare nuovo ossigeno all’occupazione in quel settore».
Qual è il suo pensiero sulla posizione debitoria del Comune?
«Ho detto più volte che prima di ogni altra decisione occorre valutare attentamente il piano di Riequilibrio. Ci sono molte cose che non mi convincono. È stato rimodulato più volte ma non sappiamo fino a che punto sia sostenibile. La strategia dell’amministrazione Accorinti è stata quella di vivacchiare, di arrivare fino alla fine del mandato senza dare risposte su questo fronte. Il silenzio del Ministero è un segnale che mi spinge a dover, prima di ogni altra cosa, leggere bene le carte. C’è poi un altro aspetto a mio avviso gravissimo: molti piccoli creditori del Comune sono venuti da me amareggiati per l’inerzia dell’amministrazione Accorinti. Non sanno che fine faranno i loro crediti né in quale parte saranno sanati. Stiamo parlando di centinaia di famiglie che aspettano da anni e non è tollerabile che siano stati trattati in questo modo».
Parlando di tram, c’è chi, come De Luca, vorrebbe eliminarlo. Lei cosa ne pensa?
«La prima cosa da fare è eliminare le barriere che impediscono di vedere il mare lungo la cortina del porto e che troppi danni hanno causato agli esercenti di quella zona, quasi tutti costretti a chiudere. Io ho un’idea diversa: una metropolitana leggera che utilizza, in gran parte, un percorso che già c’è e che collega da sud a nord fino a Mortelle. Un sistema integrato, un progetto di grande interesse e che finirebbe con il servire tutta un’area, quella dell’Annunziata e della Panoramica, che oggi, pur essendo una seconda Messina non è servita sotto il profilo della mobilità».
Rada San Francesco. Il suo avversario Gaetano Sciacca (M5s) propone di spostare subito le navi nel porto storico. Qual è la sua idea in merito?
«Liberare la Rada San Francesco e realizzare quel lungo water front da nord a sud che è l’unico modo per cambiare veramente Messina. C’è il porto di Tremestieri che si appresta a diventare un polo d’interfaccia tra la Sicilia e il Continente, il cuore del Mediterraneo. I tir andranno lì».
Quante volte quest’anno è stato al teatro. Quale spettacolo le è piaciuto di più? Quale soluzione per salvare il teatro?
«Sono un appassionato di teatro, anche se purtroppo gli impegni lavorativi sottraggono sempre troppo tempo alle mie passioni. Quest’anno sono stato al teatro Vittorio Emanuele diverse volte e, l’ultimo spettacolo che ho visto è Vetri rotti di Arthur Miller. Il teatro deve fare produzioni, non può basarsi solo sui contributi della Regione o del Comune. Deve entrare in rete, fare circuito con altri enti e trovare nuovi modi per rispondere alle esigenze del pubblico. L’amore per il teatro è vivo e ci sono persone straordinarie che stanno facendo miracoli per non arrendersi. Non bisogna dimenticare che in città, esistono anche tre teatri del circuito off, i 3 Mestieri, i Magazzini del Sale e il Clan: tre strutture da valorizzare, che vanno avanti con le loro forze promuovendo attività laboratoriali e le stagioni teatrali dove partecipano compagnie e attori che non fanno parte dei cosiddetti circuiti istituzionali, ma che di sicuro non hanno niente in meno degli altri».
Il primo provvedimento che firmerebbe da Sindaco?
«Pulizia e decoro. Io e gli assessori armati di ramazza siamo pronti a restituire un’immagine decorosa alla città. È la prima cosa da fare».
Rifiuti, fogne e acqua. Qual è la soluzione?
«Sul sistema della gestione dei rifiuti temo che sia necessario fare alcune modifiche per rispondere meglio alle esigenze della città. Non sono tra quelli che è per il pubblico e basta: un sistema misto porterebbe vantaggi, miglior servizio e riduzione dei costi per i cittadini. Una città pulita è il primo biglietto da visita. Per quanto riguarda fogne e acqua stiamo parlando di diritti essenziali e su questo opereremo per garantire non solo il servizio migliore ma anche la migliore qualità della vita. Non è tollerabile che vi siano zone che hanno l’acqua erogata solo alcune ore al giorno e che subiscono periodicamente disagi anche a causa di una rete vetusta. C’è tanto su cui lavorare anche attraverso una mappatura della rete».
Quale ritiene sia la cosa migliore e la cosa peggiore dell’amministrazione uscente?
«Accorinti le battaglie migliori le ha fatte con me e mi riferisco a quelle per la sanità. A lui manca una visione strategica e un’idea di sviluppo per Messina. Si è distratto troppo andando in giro per televisioni e dibattiti. La cosa peggiore è il non aver difeso Messina nelle sedi dove avrebbe dovuto fare di più, penso per esempio all’autorità portuale. E poi l’immagine di Messina oggi è il risultato peggiore. I giovani vanno via, il verde non è curato, le strade sono piene di buche, la gestione dei rifiuti è pessima. L’immagine di Messina, con l’amministrazione uscente, è peggiorata».
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