Un altro presunto caso di firme false per le elezioni amministrative scuote il capoluogo siciliano. La Procura di Palermo ha aperto una nuova inchiesta, derivata dalla prima sul voto di scambio politico-mafioso, nei confronti di parte dello staff di Fabrizio Ferrandelli: sia nel 2012 che nel 2017 il leader de I Coraggiosi si era candidato a sindaco. Le accuse riguardano una serie di irregolarità che sarebbero emerse nella fase precedente il voto, e sarebbero ancora in corso le verifiche dei carabinieri. La notizia, svelata in anteprima dal Giornale di Sicilia e dal cronista giudiziario Riccardo Arena, è stata duramente contestata dallo stesso Ferrandelli.
«Chi dà informazioni relative a procedimenti coperti da segreto istruttorio è un delinquente – ha scritto in un post l’attuale consigliere comunale – perché commette un reato. Io sono estraneo a questa vicenda e intendo far valere le mie ragioni e la mia storia. Questa storia sta incominciando a stancare soprattutto per la disinvoltura di chi mi attribuisce responsabilità sui giornali per cose di cui io non sono minimamente a conoscenza. Mi pare che emerga che c’è chi è a contatto con “delinquenti” che lavorano nelle istituzioni e che riportandone le informazioni attribuiscono attività criminali ad altri». Ferrandelli ha poi ricordato di essere già stato interrogato lo scorso gennaio, di aver respinto ogni accusa e di aver «fornito elementi di chiarezza».
Ma non sono passate inosservate le sue dichiarazioni forti. «Evidentemente all’ex parlamentare regionale – scrive in una nota il sindacato unitario dei giornalisti – non è piaciuta la diffusione della notizia, ancora coperta dal segreto istruttorio, secondo cui sarebbe indagato nell’ambito di un’inchiesta su firme false utilizzate per la presentazione di liste per le elezioni amministrative. Siamo profondamente dispiaciuti che Ferrandelli non colga nella libertà di stampa e nell’autonomia dei giornali il segnale di una democrazia che funziona. L’informazione è utile anche quando tratta notizie non gradite. Siamo preoccupati che questo non lo comprenda chi si candidava a essere il sindaco della quinta città d’Italia».
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