Certo, i tempi del 61 a zero sono lontani e la tornata delle Amministrative è sempre una storia a sé. Ma i siciliani hanno affermato con chiarezza, anche in questo caso, la loro fiducia nel centrodestra moderato. Nessun effetto trascinamento rispetto alla partita romana, non decollano i cinquestelle (che, però, tengono botta e crescono in termini di consenso), tantomeno la Lega di Matteo Salvini. Eccezion fatta per i due casi di Licata e Adrano, dove il Carroccio in salsa sicula porta a casa rispettivamente il 10 e il 12,6 per cento, per il resto le percentuali restano spesso risibili. Non sfonda a Catania (meno del 2 per cento), dove invece il movimento del governatore, Diventerà Bellissima, arriva quasi al 6 per cento, e non sfonda neanche a Messina (2,5 per cento), Trapani (1,8 per cento) e Siracusa (1,3 per cento). Un tonfo che suona quasi come una sberla ai leghisti in salsa sicula: basti pensare che alle scorse Regionali la Lega aveva raggiunto l’8 per cento a Catania, il 7 a Messina, il 4,5 a Siracusa.
Insomma, la Sicilia si conferma di centrodestra, ma senza cedere al Carroccio. Che, dal canto suo, si è presentato agli elettori con liste deboli e poco radicate nel territorio. In perfetto stile col nuovo corso della Lega, che non ha fatto mistero di voler rompere le uova nel paniere alla vecchia classe dirigente del centrodestra nell’Isola. Puntando direttamente alla tempia di Gianfranco Miccichè.
Ma ancora una volta è stata proprio il partito del luogotenente di Silvio Berlusconi nell’Isola a dimostrarsi capace di attrarre consensi. Così ecco che, se la Lega aveva tracciato una linea secondo cui i nemici di Miccichè erano potenziali amici, ecco che il commissario forzista incassa la vittoria e non le manda a dire agli alleati alla Regione: «Gli iettatori – dichiara – erano già pronti a scommettere che la barca sarebbe affondata e invece si ritrovano davanti l’Amerigo Vespucci. Forza Italia in Sicilia resta il baricentro dell’intera coalizione e grazie ai suoi numeri consegna le chiavi di alcuni dei municipi siciliani più importanti al centrodestra». Ed ecco la sferzata: «Se il partito del presidente Musumeci avesse organicamente fatto parte della coalizione – continua Miccichè – avremmo ottenuto anche qualcosa in più. Indicativo, infine, il dato complessivo dei partiti dell’alleanza di governo nazionale: un misero 10 per cento».
Caso a parte è Trapani. Qui Forza Italia ha registrato i propri minimi storici, riuscendo a superare a stento lo sbarramento, ma soprattutto perché lì in molti, al di là dei simboli e del sostegno ufficiale ai singoli candidati, hanno preferito sostenere la corsa di Giacomo Tranchida. Il capoluogo è stato di fatto il vero laboratorio politico di questa tornata elettorale, che non ha visto nessuna prova tecnica di amministrazione giallo-verde. A vedere la luce, invece, è il progetto del Partito della nazione, che ha puntato proprio su Tranchida: dal Partito democratico ai centristi, fino a pezzi consistenti di centrodestra e Forza Italia. Tutti insieme per portare a casa un risultato senza pari in questa tornata elettorale.
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