Fare meglio di quattro anni fa. Basterebbe questo a Michele Di Re per consentirgli di diventare il nuovo sindaco di Acireale. L’imprenditore acese, nel 2014, perse al ballottaggio il confronto con Roberto Barbagallo. Proprio la brusca e anticipata fine della sindacatura di quest’ultimo – arrestato con la pesante accusa di corruzione elettorale e attualmente ai domiciliari – ha rilanciato le quotazioni di Di Re. Che anche stavolta si presenta agli elettori con un progetto di cui difende il carattere civico, ma fortemente influenzato dalle segreterie politiche cittadine. Su tutte quella di Forza Italia. Tra le sette liste civiche che lo sosterranno ce n’è anche una che fa capo al deputato regionale del Pd Luca Sammartino.
Quattro anni dopo il primo tentativo, rieccola a provare a diventare sindaco di Acireale. Quali differenze esistono rispetto ad allora e cosa l’ha spinta a ricandidarsi?
«Spirito di servizio: la candidatura parte dalla spinta che in questi quattro anni ho ricevuto dai cittadini delusi di quel che stava accadendo ad Acireale, parte dai giovani che mi hanno dato l’energia giusta, il sostegno necessario per ripresentarmi innanzi ai miei concittadini desiderosi, quanto me, di rivedere fiorire quella Acireale serena, laboriosa, pulita e colta che noi abbiamo conosciuto e di cui proprio i più giovani hanno sentito solo parlare. La volontà è quella di portare nella pubblica amministrazione l’esperienza maturata nel settore aziendale, convinto che la macchina comunale, che appartiene a ogni acese e non al sindaco, debba e possa imprimere la velocità giusta per trascinare l’economia locale».
Come nel 2014, ha difeso il carattere civico del suo progetto. Eppure scorrendo le liste che la sostengono si trovano tanti nomi legati alle segreterie politiche. Addirittura la coalizione abbraccia anche i sammartiniani. Qualora diventasse sindaco, come difenderà la sua autonomia dai partiti?
«Il mio è un progetto civico: assieme ai miei amici ho costituito due liste civiche, una di queste spumeggiante e ricca di sprint, cioè quella giovanile. Non appartengo ad alcuna segreteria politica ma sono orgoglioso per il riconoscimento che i partiti hanno confermato verso la mia persona, aderendo, anzi creando assieme a me un programma ampio che ha come obiettivo la rinascita sociale, economica, culturale, infrastrutturale di Acireale. Assieme alle liste, sceglierò il meglio possibile per rappresentare Acireale nell’amministrazione municipale. Il resto sono chiacchiere da bar e gli acesi, di chiacchiere da bar, in questi anni ne hanno sentite davvero troppe».
Qual è il suo rapporto con l’ex parlamentare Basilio Catanoso?
«Un rapporto che affonda le radici nel tempo e che non ha risvolti nella mia azione politica, non avendo io fatto politica. Non è stato Catanoso a convincermi alla candidatura, se è questo che si vuol sapere, ma nel contesto della coalizione, il ruolo del partito più forte è stato elemento di coordinamento della compagine affinché si raggiungesse la sinergia giusta, l’equilibrio necessario per interpretare il programma della città. Fatto con il contributo di chi vive o lavora ad Acireale, persone che incontriamo oggi in campagna elettorale ma che continueremo a incontrare nei quartieri e nelle frazioni se gli acesi decideranno di votarci, di sostenerci».
Cosa risponde a chi la accusa di essere stato assente dalla scena politica cittadina in questi quattro anni?
«Io faccio l’imprenditore e, pertanto, mi sono occupato delle mie aziende. La scena pubblica toccava ad altri: in democrazia funziona così. Ma sono cittadino di questa città e come tutti i cittadini ho guardato, analizzato le risposte della vecchia amministrazione ai bisogni degli acesi e, girando nel quotidiano ad Acireale, ho compreso che la situazione di precarietà, che pensavo fosse mia, in realtà era opinione diffusa».
Quali sono i primi provvedimenti che prenderebbe? Cosa si sente di assicurare agli acesi che verrà fatto entro il primo anno di amministrazione?
«Pulizia, decoro urbano, manutenzione: Acireale città versa in una situazione a dir poco deficitaria. Figuriamoci le frazioni. Poi l’organizzazione della struttura comunale, mettendo in piedi un nuovo progetto che dia gli strumenti necessari a chi lavora per i cittadini e ai cittadini garantisca, di contro, un servizio puntuale, efficace, moderno, adeguato ai tempi che corrono, mentre qui si è praticamente al palo. Un ponte di totale apertura e trasparenza del sistema Comune che dovrà essere in grado di assumere le decisioni consultando gli acesi, le associazioni di categoria e professionali. Quindi i conti della municipalità ma, per questo capitolo, che va affrontato da subito con vigore e risolutezza, potrò parlare solo conoscendo le carte, quelle vere e non quelle del passaparola».
L’esperienza del suo predecessore, Roberto Barbagallo, si è conclusa male. Che idea si è fatto dell’inchiesta Sibilla e di ciò che sarebbe avvenuto all’interno del Comune? Teme che l’ente locale possa venire scosso da ulteriori indagini collegate alle attività di questi anni?
«So solo quello che hanno riportato i giornali. Spetta alla magistratura giudicare e non avendo fatto parte del Comune non azzardo alcunché. Ce la metterò tutta perché il Comune di Acireale salga agli onori della cronaca per l’efficacia dell’amministrazione nell’assicurare bontà dei servizi e trasparenza negli atti, attraverso l’innovazione e l’attuazione del programma. Sono consapevole che per molti versi non sarò io a godere vantaggi da sindaco ma, in futuro, la mia comunità. Anche questo è giusto che sia così».
Uno dei temi che più ha fatto discutere in questi anni è stata la viabilità, con tentativi a singhiozzo di istituire la Ztl e periodici ripensamenti. Il Comune ha usufruito anche di un finanziamento europeo. Qual è la sua posizione in merito?
«La Ztl è soluzione utile per la città ma da gestire in maniera intelligente. Zona a traffico limitato e non isola pedonale, e in tal senso penso che assieme ai cittadini, alle organizzazioni di categoria si possa raggiungere la soluzione giusta in termini di intervalli di tempo, in cui, eventualmente, chiudere o consentire il passaggio. Penso anche a nuove alternative, come a una zona 30 compatibile con il passeggio pedonale e ciclistico».
Erediterebbe una città che per la prima volta ha introdotto la differenziata porta a porta, ma c’è ancora molto da fare. Quali azioni ha in mente di attuare sul fronte gestione dei rifiuti?
«Quella dei rifiuti è nota dolente: oltre che assicurare la pulizia delle parti pubbliche bisogna immediatamente realizzare l’isola ecologica e, anzi, integrare il sistema con le isole ecologiche mobili da collocare nelle frazioni, vista l’estensione del territorio. Si favorirebbero gli acesi che lì risiedono e che chiedono a gran voce di non essere dimenticati. Sì anche alle compostiere di comunità per consentire un guadagno sul riutilizzo dell’umido».
Nel 2014, fece discutere la sua uscita sulla possibilità di un interesse del Chievo Verona nei confronti dell’Acireale Calcio. La società veneta smentì ogni voce. Da allora il calcio acese ha vissuto fasi travagliate. Quale sarà la politica della sua amministrazione sul fronte sportivo?
«Lo sport è una delle voci spesso trascurate dalle amministrazioni cittadine. Così non dovrà più essere, sia per il giusto supporto alle società di vertice, che portano il nome di Acireale in lungo e in largo nella penisola (e ci auguriamo, anche oltre), sia per le società fondate sulla passione di molti, sia per gli sportivi, i ragazzi che chiedono di poter praticare attività fisica in luoghi adeguati e sicuri. Benessere sociale, non è un concetto ma stile di vita che noi vogliamo strettamente legare anche alle manifestazioni di spettacolo e musica che oggi immaginiamo, ma che desideriamo concretizzare per dare nuovo smalto alla nostra Acireale, alle sue frazioni. Lavoreremo perché gli acesi riscoprano Acireale, al fine di accogliere sempre meglio chi verrà a visitarci: cultura dell’accoglienza, in una città viva che, tutti insieme, vogliamo torni a essere una delle capitali di Sicilia».
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