«È una decisione che volevo prendere da tempo. La lettera di dimissioni è pronta, sto aspettando lunedì per capire quanto c’è di vero in questa storia». Vincenzo Parisi è presidente di una commissione non semplice da gestire. Almeno non al momento. Occuparsi di Bilancio nei giorni in cui si attende la decisione della Corte dei conti sulle casse di Palazzo degli elefanti significa stare in una posizione spinosa. Tanto più se alla fine di maggio, pochi giorni prima di un’audizione davanti alla magistratura contabile, la giunta comunale delibera l’istituzione della figura del portaborse del sindaco. Un esperto (o esperta) di comunicazione e organizzazione che percepirebbe, fino alla fine della sindacatura, un compenso di circa 90mila euro. «Siamo stati velatamente accusati di aver fatto un accordo con Enzo Bianco, di aver contrattato con lui per questa figura – dice Parisi – ma non c’è stata nessuna contrattazione e, anzi, noi siamo in totale disaccordo con questa scelta».
Il riferimento è al movimento politico Catania bene comune, che per primo ha denunciato l’istituzione di questa figura all’interno dello staff del sindaco. E che, nella nota pubblicata sul sito ufficiale, scrive: «È inquietante che tale impegno ad assumere il portaborse del sindaco venga deliberato in fretta e furia, senza preavviso, poche ore dopo aver siglato l’intesa tra Bianco e i fedelissimi di Raffaele Lombardo». «Quell’incontro non ha avuto i toni dell’intesa – puntualizza Parisi – La riunione tra Grande Catania e Bianco ha avuto altri contenuti, che sono quelli di chi fa un’opposizione costruttiva. Lasciare intendere che noi c’entriamo qualcosa con questa nomina, di per sé inaccettabile, non sta né in cielo né in terra».
Motivo per il quale proprio Parisi, che i conti del Comune li conosce, promette di fare un passo indietro dal suo ruolo. «Voglio leggere le carte e poi deciderò – dichiara – La presidenza della commissione Bilancio è un ruolo di rilievo, lasciarla adesso significa dimostrare che non ho nessun attaccamento alla poltrona». E significa pure, secondo lui, mettere a tacere definitivamente le voci di una scelta di morbidezza di Grande Catania nei confronti del primo cittadino e della sua amministrazione. «Mi batto perché si faccia economia nelle scelte amministrative, non posso girarmi dall’altra parte», conclude. Dello stesso avviso è il suo collega di partito Sebastiano Anastasi: «Io alla riunione col sindaco c’ero – racconta Anastasi, che è anche vicepresidente della commissione Servizi sociali – E no: non c’è la possibilità di nessun accordo, né di questo né di altro genere. Noi andiamo avanti. Sempre all’opposizione: nella maggioranza c’è già abbastanza confusione».
Colpi d'arma da fuoco sparati per uccidere a Licodia Eubea, in provincia di Catania. Per…
«Fermi tutti, questa è una rapina». Il più classico degli esordi per il giovane rapinatore…
Dieci anni di reclusione. Questa la condanna chiesta dalla procura di Catania nei confronti di…
Chiuse le indagini sulla strage di Altavilla Milicia, in provincia di Palermo. Per le torture…
Una chiamata ricevuta dalla polizia poco prima del pranzo di Natale. Dall'altro lato del telefono,…
Un uomo di 48 anni (G. M. sono le sue iniziali), si è suicidato in…