Come rilanciare la cultura a Palermo

Ancora una volta la performance di Leoluca Orlando nel confronto con i suoi competitori alla carica di sindaco di Palermo è risultata di gran lunga la più qualificata. Per dirla in termini sportivi, il distacco che Orlando ha fatto registrare è di tre o quattro lunghezze. D’altra parte, l’argomento in discussione era la politica culturale della futura amministrazione della città che, com’è facilmente intuibile, non è pane per tutti i denti. E per alcuni, in particolare, è parecchio difficile da masticare.

La conferenza stampa è stata organizzata dalle organizzazioni sindacali dei lavoratori dello spettacolo aderenti alla Cgil-Slc e Fials, sindacato autonomo. Erano presenti i segretari nazionali delle rispettive organizzazioni, Silvano Conti ed Enrico Sciarra, nonché il dirigente nazionale della Cgil, Emilio Miceli.

La relazione introduttiva è stata tenuta da Maurizio Rosso, ex danzatore, segretario del sindacato provinciale della categoria dei lavoratori della cultura della Cgil. Rosso ha articolato la presentazione del tema in quattro punti che rappresentano i cardini di qualsivoglia politica culturale: la produzione; le risorse; l’organizzazione-formazione ed il management. Una struttura culturale non ha ragione di esistere se non è capace di produrre la propria ‘merce’, il proprio prodotto culturale ed artistico; ha portato tante cifre a sostegno di questa tesi, delle quali ne riportiamo una assai significativa: per il balletto di Kiev sono stati venduti appena 40 biglietti a fronte del tutto esaurito quando è in palcoscenico il balletto locale del teatro Massimo.

Riguardo al reperimento di risorse finanziarie ha detto che non si può puntare tutto sui contributi pubblici: occorre essere capaci di produrre allestimenti artistici da proporre al pubblico e incrementare, così, la produttività della struttura culturale e i relativi incassi. In terzo luogo, occorre che l’ente culturale abbia uno schema organizzativo-formativo capace di gestire la formazione e la crescita di risorse artistico-culturali in proprio da mettere al servizio della produttività dell’azienda. Infine, la competenza del management: che deve essere consapevole della materia che sta amministrando e gestendo e del fine verso il quale deve essere orientata.

Sono seguiti, a questo punto, gli interventi dei candidati-sindaco presenti. Ha esordito Gioacchino Basile che parlato di sé e della sua storia senza nemmeno sfiorare l’argomento oggetto dell’incontro. Il candidato Tommaso Dragotto si è dovuto allontanare per ragioni familiari urgenti ed al suo posto è intervenuta una giovane donna, assessore alla cultura, designato dallo stesso Dragotto.

Fabrizio Ferrandelli se l’è cavata con una battuta, dicendo che nel merito sarebbe intervenuta l’assessore alla cultura e allo spettacolo da lui designata, Titti De Simone, in quanto loro operano in squadra e nel campo della cultura gli assessori designati sono due: oltre alla De Simone l’altro assessore è il professor Buttitta per le materie riguardanti l’alta formazione e l’università.

E’ intervenuto quindi Orlando, che ha tracciato le linee della sua politica culturale secondo l’asse realistico dell’emergenza e del progetto. Consapevole dello sfascio al quale sono ridotti i teatri a Palermo ha segnalato che occorrerà affrontare l’emergenza, ma all’interno di un progetto senza il quale dall’emergenza non si esce. Ha insistito sulla necessità di un comune alfabeto nell’affrontare questa politica e pertanto una struttura è tale se almeno è capace di produrre un’opera per la quale la struttura medesima esiste. Cioè, se è capace di realizzare un esemplare delle produzioni che propone agli utenti ed ai destinatari del messaggio culturale che è nella sua mission. In particolare il teatro Massimo. Una struttura come il teatro Massimo dev’essere in grado di produrre la messa in scena di un prodotto finito che è composto da diverse manifestazioni artistiche quali la musica, il canto, la scenografia, il ballo, il coro, la recitazione e la regia. Per questa ragione il teatro non può disfarsi delle professionalità e degli organismi che producono le singole componenti dell’opera completa.

A questo punto è stata data la parola agli assessori designati. Titti De Simone nel suo intervento ha sottolineato l’esigenza che la politica culturale in città debba fare sistema e deve cessare la logica dei corpi separati ed indipendenti l’uno dall’altro, perché oltre ad essere dispendiosi non producono effetti concreti sulla valorizzazione delle risorse potenziali che la città è in grado di esprimere.

Infine, Francesco Giambrone ha messo l’accento sul valore strutturale delle risorse umane senza le quali non c’è capacità produttiva, si perdono le professionalità ed i mestieri che al teatro ed alla cultura fanno riferimento. In particolare, Giambrone ha richiamato il valore della riapertura del teatro Garibaldi che in questi giorni rivive sotto la spinta e la presa di possesso da parte degli operatori culturali e gli artisti palermitani, esemplificando con questo riferimento la necessità della politica culturale del futuro di rendere agibili e vitali tutti gli spazi idonei ad ospitare attività culturali.

I segretari nazionali Enrico Sciarra (Fials) e Silvano Conti (Slc-Cgil) hanno concluso la conferenza stampa assicurando l’impegno del sindacato a sostegno della lotta dei lavoratori per affermare il loro ruolo di protagonisti della vicenda artistica e culturale in tutte le sedi nazionali e locali.

foto di prima pagina tratta da cultura.notizie.it

foto in alto tratta da caliaesemenza.it

 

Riccardo Gueci

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