È stato ammesso il rito abbreviato per Giuseppe Pecoraro, imputato dell’omicidio del clochard Marcello Cimino, bruciato vivo, a marzo scorso, mentre dormiva su un giaciglio di fortuna nel ricovero dei Capuccini a Palermo. La difesa, che ha scelto il rito abbreviato condizionato (che si svolge davanti al gup Maria Cristina Sala), punta sull’incapacità di intendere e volere.
Gli avvocati, Carolina Varchi e Brigida Alaimo, hanno condizionato la scelta del rito proprio all’ingresso nel processo delle consulenze psichiatrica e criminologica. Pecoraro, secondo la difesa, oltre a una limitata capacità di intendere, avvertirebbe anche «disagio antisociale». Arrestato dalla polizia poche ore dopo il delitto e ripreso durante l’omicidio da una telecamera di videosorveglianza, l’uomo ha confessato, raccontando agli inquirenti di avere agito perché Cimino insidiava la sua compagna. La famiglia di Cimino si è costituita parte civile con l’assistenza dell’avvocato Antonino Palazzotto.
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