Ciumara Ranni, villaggio vegano a Sortino L’idea green di un ex informatico catanese

Originario di Catania, Roberto Barbagallo ha 35 anni e alle spalle un bagaglio di esperienza multiculturali, con un idea forte di fondo: spogliarsi del superfluo per riscoprire tutta la bellezza e l’energia della natura. Così, dopo anni di peregrinazioni in giro per il mondo, dalla Cina alla Mongolia passando per la Bulgaria, decide di tornare nella sua terra, la Sicilia. E lo fa con un obiettivo: fondare una comunità di ispirazione vegana, autosufficiente dal punto di vista alimentare ed energetico.

Nasce così l’ecovillaggio Ciumara Ranni (dal dialetto fiumara grande) nella valle dove scorre il fiume Carrubba. Una piccola oasi tra Carlentini e Sortino, in provincia di Siracusa. «Un terreno in comodato d’uso gratuito per dieci anni e un accordo coi proprietari per cui, se allo scadere del contratto avremo apportato delle migliorie, una parte ci verrà ceduta e diventerà nostra», spiega Roberto. «Per ora l’unico residente fisso sono io – racconta – ma da marzo dovrebbe aggiungersi un ragazzo piemontese che, interessato alla nostra esperienza, verrebbe a vivere direttamente nella valle. Poi ci sono tre, quattro persone che mi raggiungono quasi ogni giorno e altri visitatori saltuari».

Riscoprire i benefici di una vita rurale, frutto del proprio lavoro a contatto con la terra. E’ questa la scommessa dell’ecovillaggio sortinese e di Roberto che, oltre al lavoro quotidiano nella valle, si propone come giardiniere, cuoco vegano in alcuni ristoranti e costruttore di forni e stufe in terra cruda. Un’attività che gli consente di avere un minimo rientro economico ma soprattutto di scambiare esperienze con l’esterno. Ciumara Ranni, infatti, vuole essere anche questo. Un luogo di incontro e di studio. Un laboratorio di esperienza a contatto con la natura. Il primo passo dei ragazzi, infatti, è stato lo studio della fertilità del suolo per poterne sfruttare al meglio le risorse. E uno degli obbiettivi per i prossimi mesi sarà, invece, l’ampliamento dello spazio vivibile con la costruzione di un tetto verde (una copertura di terra al posto delle tegole ) sull’abitazione. «Una sorta di giardino pensile, ottimo per coibentare la casa», spiega Roberto. «Poi vogliamo sperimentare l’irrigazione a caduta per facilitare il lavoro negli orti e ridurre al minimo l’utilizzo del carburante. Mentre per la luce – continua – siamo già attrezzati con quattro piccoli pannelli solari da 200 watt circa, con cui riusciamo ad essere autonomi».

«Eppure non è stato sempre così», racconta Roberto. «In passato ho fatto anche il tecnico informatico. Ma girando il mondo e facendo esperienze di vita rurale – continua – ho imparato la costruzione in terra cruda (un metodo di costruzione con paglia, argilla e sabbia). E ho studiato i metodi di architettura naturale. Come costruire una casa di sana pianta con appena tremila euro o realizzare impianti come il cucinaletto che abbiamo a Ciumara Ranni. Una stufa in terra cruda sulla quale si può cucinare e anche dormire perché il radiatore funge da divano riscaldato», spiega. «Questo stile di vita ti fa ripensare al valore di tutte le cose. Impari a confrontarti con i tuoi bisogni e a distinguere cosa ti serve veramente, apprezzando tutto quello che ti circonda».

Una scelta estrema, per alcuni. Che offre innumerevoli vantaggi per chi l’ha provata e la pratica. Indubbiamente «avviene una riduzione drastica dei bisogni», aggiunge Roberto. «Noi vegani, ad esempio, non abbiamo bisogno del frigorifero. Qui, la valle è molto umida e la casa è interrata in modo da mantenere sempre la giusta temperatura per la conservazione degli alimenti, anche in estate. Con l’orto a disposizione, poi, si utilizza sul momento quello che serve, riducendo al minimo i possibili sprechi», dice.

Un lavoro, il suo, che parte dalla scelta di praticare la permacultura. «Difficile darne una definizione completa – dice – perché abbraccia una serie di comportamenti che seguono il principio unico della rotazione a cicli chiusi delle energie (vento, acqua, sole, fertilizzanti naturali)», spiega. Da qui, poi, la scelta di concorrere al recupero delle terre abbandonate, realizzare il proprio orto, praticare il compostaggio domestico, non utilizzare fertilizzanti chimici e non allevare animali, come da ideale vegano che rifiuta ogni tipo di violenza. «A Ciumara ranni – spiega Roberto – rispettiamo tutti e siamo aperti ad accogliere chiunque voglia venire, consapevoli però che qua non uccidiamo per sopravvivere».

Un progetto ambizioso che, partito a marzo scorso, si propone sempre nuove tappe e invita a riflettere sulle nostre abitudini quotidiane e il rapporto con la natura. D’altronde «questa terra ha tutto», conclude Roberto. «Manchiamo solo noi».

[Foto di Ecovillaggio Ciumara ranni si Facebook]

Federica Motta

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