La scrittrice inglese Edith Hall e la scrittrice turca Ece Temelkuran sono cittadine onorarie di Palermo. Il riconoscimento è stato consegnato dal sindaco Leoluca Orlando al Museo Salinas nel corso della quinta edizione del Festival delle Letterature Migranti. Tra le motivazioni della cittadinanza a Edith Hall si legge: «Per essere una dei più importanti classicisti britannici, brillante accademica, scrittrice e comunicatrice, fondatrice del Centre for the Reception of Greece and Rome – University of London, direttrice dell’Archive of Performances of Greek and Roman Drama – Oxford University» e «per avere approfondito le peculiarità che permisero la diffusione della cultura ellenica in un vasto spazio geografico, dal Mare Nostrum sino all’Asia e al Mar Nero, analizzando la relazione che i Greci ebbero con il mare, che risultò essenziale nella definizione della loro società, e contribuendo a configurare il Mediterraneo non come un mare che divide ma un “continente acqua” che unisce i popoli».
Mentre, quella a Ece Temelkuran recita così: «Per essersi distinta quale giornalista e scrittrice, collaboratrice delle più importanti testate internazionali, impegnata nella difesa dei diritti umani e dell’indipendenza di pensiero, a prezzo di pesanti ripercussioni sulla sua professione sino alla scelta dell’esilio» e «per le ripetute denunce che hanno riguardato i massacri perpetrati contro la popolazione curda durante il conflitto siriano, la repressione selvaggia di movimenti di pensiero, la negazione del genocidio armeno, le stragi di civili inermi, temi tutti che hanno costituito motivo di impegno della nostra Città». Insieme alla pergamena, infine, il primo cittadino ha consegnato loro una copia della Carta di Palermo, sottolineando «la drammatica attualità di questi riconoscimenti, che arrivano in giorni di genocidio perpetrato dal regime dittatoriale turco in danno del popolo curdo, dal Mediterraneo, che non vogliamo più mare che divide, ma ‘continente di acqua’ che unisce i popoli, una ‘visione di futuro’ e un esempio nel presente per una ‘Europa di accoglienza’ e rispetto dei diritti ‘umani’».
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