Cit di piazza Bellini, la versione dei lavoratori «Da cinque anni lavoriamo gratis per le feste»

Palermo Capitale della Cultura, ma certamente non della cultura dei diritti. La vicenda del centro di informazione turistica di piazza Bellini, riaperto in parte a furor di popolo dopo le accese contestazioni sul web a seguito della notizia della chiusura durante la domenica di Pasqua, insegna che la città ne deve fare ancora di strada in materia di tutela del lavoro. A partire dalla stringata e piccata nota del Comune di ieri, che informava della mancata apertura scaricando la colpa al personale («resterà chiuso per mancanza di disponibilità da parte degli operatori»), per arrivare a consiglieri comunali di maggioranza e opposizione, tutti concordi nel ribadire che durante le festività pasquali il centro dovesse rimanere aperto.

MeridioNews ha scelto di dar voce ai dipendenti, additati in tanti commenti sui social come «fannulloni» e «indegni», e ha scoperto che le cose non stanno esattamente come sono state raccontate. Chi ha scelto di raccontare la propria versione ha comunque preferito l’anonimato. «Il messaggio che è passato in questa  vicenda è completamente sbagliato – racconta un’operatrice turistica -. Noi abbiamo sempre lavorato durante i giorni di festa, da Natale a Pasqua. Ma gratis. Il nostro contratto prevede turni dal lunedì al venerdì: tutto quello che in questi cinque anni abbiamo fatto, dalle aperture nei weekend a quelle nei giorni di festa, è stato semplicemente volontariato. Qualunque giorno extra dovrebbe essere pagato, a noi invece viene continuamente chiesto di lavorare gratis. Sfido chiunque a farlo per cinque anni». 

I lavoratori si sarebbero aspettati forse, se non solidarietà o complicità, un po’ di comprensione da parte della popolazione che la domenica di pasqua la passerà, almeno la grande maggioranza, coi propri cari e comunque in ferie. «Anche noi abbiamo delle famiglie – continua la lavoratrice – e fare volontariato a 50 anni diventa stancante e mortificante. Lo sappiamo che in settori come il nostro, così come quello ospedaliero ad esempio, la disponibilità a lavorare nei weekend viene chiesta in continuazione. Ma appunto, ciò avviene dietro il riconoscimento economico dello straordinario. Questa storia va avanti da anni, non è un capriccio». 

Un sistema, quello delle disponibilità gratuite chieste ai lavoratori, che nell’industria turistica e culturale si perpetua da tempo. «Il problema non siamo noi ma è contrattuale – ribadisce la lavoratrice -. Attendiamo che l’amministrazione faccia luce sulle reali cause della nostra indisponibilità. E pensare che questa città si dice capitale della cultura e dell’accoglienza. Con i soldi della tassa di soggiorno, visto il grande numero dei turisti che arriva ogni giorno, perchè non si pensa ad esempio ad adeguare i nostri contratti e a pagarci quando lavoriamo per le feste?».

Andrea Turco

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