Cimitero di Ciaculli, il progetto congelato da sei anni Previsto finanziamento pubblico-privato da 41 milioni

La storia del progetto del nuovo cimitero di Palermo, che dovrebbe sorgere a Ciaculli e che muove dall’urgenza di far fronte alla carenza di posti nei cimiteri cittadini, rimane ancora ferma. Malgrado i pareri positivi sugli aspetti tecnici ci siano da tempo. È una storia, infatti, che parte da lontano. A maggio 2012 arriva sulle scrivanie degli uffici comunali la proposta di progetto per la realizzazione e gestione di un nuovo cimitero da costruire da parte della Caec-Scietà cooperativa di Comiso, capogruppo di una rete costituita anche dalla Celi-Soc.coop. di santa Ninfa (ora Celi Energia, dopo il fallimento della precedente) e Di Giovanna srl. Il tutto per un importo che, originariamente, supera i 43 milioni di euro (43.534.188,00), e scesa adesso di oltre un milione (41.923.315 euro). A ottobre 2013 ecco l’approvazione del consiglio comunale del programma triennale delle opere pubbliche 2013-15 il cui elenco, per il 2013, include appunto la realizzazione del nuovo cimitero. Progetto che viene inserito anche, e sempre per lo stesso importo iniziale, nel programma triennale del 2014-16, in quello del triennio 2015-17 e infine in quello del 2017-2019. Mentre già nel 2014 viene indicato come Rup del progetto l’architetto Daniele Orobello, sostituito lo scorso luglio dall’ingegnere Edoardo Intravaia.

La Caec, intanto, con una nota del novembre 2017 trasmette tutti gli elaborati progettuali relativi al nuovo cimitero, stimando la nuova cifra per la realizzazione della struttura. Un’area, come si evince dagli elaborati inviati dall’impresa privata, di circa 63mila unità a Ciaculli. È un progetto quindi rivisto nel tempo, e non solo a livello di cifre. Si dà mandato agli uffici di procedere all’approvazione del progetto acquisendo i pareri, nulla osta e autorizzazioni necessarie. In attesa della fase successiva sarà poi la Commissione regionale dei lavori pubblici a esprimere il proprio parere, visto che il suo compito è esprimersi in caso di progetti di importo superiore a tre volte la soglia comunitaria. Il progetto, qualora giungesse all’agognato ok finale che si trascina ormai da anni si appoggia a una proposta di project financing, che punta tutto quindi su un partenariato che vede coinvolto il pubblico e il privato. Malgrado la primissima delibera del consiglio comunale del 2012, epoca di presentazione appunto del progetto, che premeva perché la gestione della nuova struttura fosse totalmente pubblica e non privata, in previsione anche dei costi delle sepolture.

Alla luce di integrazioni e rimaneggiamenti, dunque, l’ultima bozza del progetto allude a un impianto cimiteriale per lo più interrato e che si configura come giardino, in alternativa al tradizionale cimitero urbano densificato. «Le parti dedicate ai loculi e alle cappelle sono adagiate alla collina utilizzando i dislivelli naturali del terreno con un salto di quota di quasi tredici metri, i tetti-giardino degli edifici si integrano con la sistemazione a verde dell’intero complesso senza soluzione di continuità», si legge infatti nella relazione illustrativa a firma di Orobello del dicembre 2017. «L’area interessata si troverebbe nella periferia sud-est della città, tra i quartieri Roccella e Ciaculli e il comune di Villabate, nei pressi dello svincolo autostradale – si legge più avanti -. L’ingresso principale del cimitero si aprirà sul piazzale antistante l’edificio dei servizi (completo di sala mortuaria, locale di osservazione, uffici, locale addetti con servizi annessi, bagni)». Varcato l’ingresso, ci sarà un ampio viale rettilineo che condurrà a una chiesa, sulla sinistra, e ad altri viali, sulla destra. L’area individuata per il progetto è in parte di proprietà del Comune e in parte di privati cittadini, e all’interno ricadono alcune case isolate. «All’interno della fascia di rispetto, poi, – riporta la relazione – strutture isolate risultano catalogate nel piano regolatore generale come “netto storico”, così come all’interno della stessa vengono individuate aree con ristagni d’acqua e zone depresse. Infine, sono presenti anche manufatti militari in disuso».

Intanto uno dei primi passaggi, a ora di realizzazione del nuovo cimitero, sarà necessariamente quella di emanazione del decreto di esproprio e la determinazione dell’indennità relativa, che sarà seguita dalla valutazione del valore di mercato attribuito a case e terreni. A livello geologico, poi, oltre alla relazione tecnica e a quella propriamente geologica presentati dall’impresa, dovranno seguire ulteriori indagini sull’area: sondaggi, carotaggi, verifiche georadar, ecc. Oltre al fatto che all’interno dell’area si trovano anche il torrente Furitano, l’antica sorgente di Favara, alcune cavità naturali e pozzi a uso irriguo. Circostanze che impongono quindi «caratteristiche progettuali tali da salvaguardare l’attuale e storico assetto idrico dell’area». In quanto ai numeri, invece, i parametri della bozza al momento in standby parlano di 68.300 metri quadrati di terreno da espropriare. E di due fasi distinte del progetto. La realizzazione del primo lotto stima 36 mesi di lavori e comprenderebbe l’esproprio dell’area, la realizzazione di oltre ottomila loculi e oltre tremila ossari e più di 300 cappelle, la realizzazione dei viali interni, della chiesa e del parcheggio con 168 posti auto. Il secondo lotto, invece, prevede 24 mesi di lavori a partire dal completamento del primo e la realizzazione di 3.562 loculi, oltre 300 cappelle e ossari, viali, aree verdi, impianti elettrici ed elementi di arredo.

Rimane, però, tutto fermo. Il progetto, nero su bianco, esiste ma resta congelato, perché rimandato indietro dalla Ragioneria generale per alcuni vizi, che adesso gli uffici dovranno vagliare. Mentre ai Rotoli la prassi è, ormai, quella di ospitare in loculi privati – dietro previo avviso del Comune – salme estranee, in un certo senso. Giusto per non affollare un deposito ormai stracolmo e che, ad oggi, non sembra ancora avere tregua.

Silvia Buffa

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