Cimino: Berlusconi cerca i siciliani quando è a “culetto scoperto”

“Berlusconi cerca i siciliani quando è a ‘culetto scoperto’…”. Detto da un ex-collaboratore del cavaliere fa un certo effetto. Se poi si considera che a parlare sia un deputato del l’Assemblea Regionale Siciliana (ARS) con un recente passato costellato da numerosi incarichi istituzionali e di governo nella Regione Siciliana (assessore al Bilancio, assessore alla Presidenza, Vice presidente della Regione Siciliana, assessore alla Cooperazione), abbiamo un’idea di quanto la Sicilia sia profondamente delusa dagli anni del berlusconismo e voglia veramente voltare pagina.

A parlare è infatti l’on. Michele Cimino che ha lasciato Gianfranco Micciché e Grande Sud per fondare “Voce siciliana”, un movimento che sostiene il centrosinistra in Sicilia. Cimino scrive nel suo blog:  “Ho fondato il movimento “Voce Siciliana” perché è importante che in questo momento la Sicilia venga difesa dalla politica anti-meridionalista che sta cercando di imporre  la  Lega con la complicità del PDL e di tutti i partiti ex sicilianisti.”

Lo abbiamo raggiunto a Palazzo dei Normanni , sede dell’ARS a Palermo, per conoscere meglio le scelte definite con Voce Siciliana e la sua “mozione”, o piattaforma politica su cosa fare per uscire dalla crisi odierna, in Sicilia ancora più grave che altrove.

On. Cimino, in questa campagna elettorale, per le “politiche” nazionali, si parla spesso di tutto tranne che di programmi, di proposte reali e attuabili. Noi vorremo far sapere ai nostri lettori quali sono in concreto le proposte del suo movimento. Qual è la principale proposta di Voce Siciliana in merito alla politica economica?

Il nuovo movimento politico la “Voce Siciliana” ha definito  un programma che è disponibile per tutti nel mio blog www.michelecimino.it.  La prima proposta è quella di ridurre i costi di produzione garantendo per le imprese siciliane almeno l’energia a basso costo. L’obiettivo è quello di dare un bonus a chi investe e a chi è già presente come impresa in Sicilia. Pensiamo che questo obiettivo sia raggiungibile con il centrosinistra, visto che la nostra proposta non l’ha mai portata avanti il governo Berlusconi. Che è sempre stato supino al volere della Lega.

In concreto?

E’ un bonus per una serie di categorie d’impresa, soprattutto piccole imprese: pescatori, autotrasportatori, agricoltori diretti, etc. Il bonus favorisce la ripresa. E inoltre, invoglia altri investitori a venire in Sicilia, invece di continuare ad avere condizioni per le quali le imprese se ne vanno.

In un contesto di penuria di risorse finanziarie, com’è possibile attuare una proposta del genere in Sicilia?

Basta abolire l’articolo 36 comma due dello Statuto della Regione Siciliana che impone alla regione di versare i tributi concernenti le imposte di produzione allo Stato.

Non basterebbe attuare semplicemente l’art. 37 dello Statuto siciliano, a tutt’oggi rimasto lettera morta fin dal 1946, che stabilisce che le imposte delle imprese operanti in Sicilia ma con sede legale altrove siano tenute a versare nelle casse della Regione Siciliana anziché in quelle dello Stato?

L’attuazione dell’articolo 37 è anche importante. Ma eliminare l’articolo 36 è fondamentale. Questo articolo è una vera truffa per i siciliani perché recita “le imposte di produzione sono riservate al bilancio dello Stato.” E dunque questi soldi (circa 8 miliardi di Euro all’anno) vanno a finire nelle tasche di “Roma ladrona”.

In questo modo i problemi di bilancio della Regione Siciliana sarebbero risolti…

I ricavi così ottenuti, non devono essere conferiti alle spese del Bilancio siciliano per coprire il passivo, ma utilizzati come bonus per le categorie produttive, come sintetizzato innanzi.

Avete quantificato quale impatto avrebbe l’attuazione di questa proposta?

In termini di posti di lavoro avrebbe un impatto enorme, già per l’agevolazione delle imprese esistenti. Ma soprattutto attrarrebbe le imprese che invece di investire in Tunisia, nel Maghreb o in altri posti verrebbero in Sicilia.

Avete realizzato uno studio preciso sulle quantità?

Non lo abbiamo ancora fatto. Ma è ovvio che si tratta di qualcosa che di per se è capace di creare ripresa a tutti i livelli.

Quali possibilità con un governo di sinistra?

Devo dare atto che rispetto al centro-destra che ha ceduto sulla questione meridionale a favore delle “macroregioni” del nord, fortemente voluta da Maroni, e rispetto a un presidente del Consiglio Monti che ha chiesto sacrifici al Sud non tenendo conto delle differenze di contesto economico, sociale e geografico  tra il Sud e Nord, il centrosinistra ha dato una risposta programmatica. Nell’ambito del centrosinistra Davide Zoggia (responsabile enti locali del PD), Giuseppe Lupo (segretario regionale del PD)e Rosario Crocetta (Presidente della Regione Siciliana), hanno mostrato un certo interesse al  nostro manifesto politico e programmatico.

Però il centrosinistra è alleato con Monti

Ad oggi no.

Nel senso che potrebbe governare Bersani da solo, o quasi?

A me interessa che Bersani sappia che c’è un movimento, la Voce Siciliana, che porta avanti queste iniziative. Noi gli diamo fiducia per realizzare le proposte-chiave del nostro programma, prima tra tutte il bonus sull’energia. La Sicilia ha un bilancio energetico in attivo, cioè esporta energia in Italia. Non vogliamo una contropartita per questo, ma solo la possibilità di usare le nostre tasse per finanziare la riduzione dei costi dell’energia per le imprese siciliane e per quelle e vogliono operare in Sicilia. Almeno per le categorie che ho citato.

Non dovrebbe essere il governo regionale a fare propria questa idea?

Vogliamo provare a dare fiducia a Crocetta, sottoponendo il nostro programma politico. I primi passi da parte di Crocetta sono incoraggianti.

In  un contesto di governo del centrosinistra a Palermo come a Roma le vostre proposte avrebbero più possibilità d’essere attuate?

Certamente. E’ ovvio. La cosa allucinante è come Lombardo abbia fatto tante guerre a Berlusconi, racimolando solo grandi conflittualità che hanno nociuto alla Sicilia, quando sia a Palermo sia a Roma c’era un governo dello stesso segno politico. Lombardo ha provocato divergenze e non accordi per i fondi FAS. Ha creato una debolezza con maggioranze altalenanti. Ha portato avanti uno scontro sterile con Roma. Ha cambiato assessori continuamente. E poi? Butta tutto a mare e si allea di nuovo con Berlusconi e la Lega! E Miccichè fa lo stesso.

Come spiega questo atteggiamento, anche del leader di Grande Sud?

Travolti sulla via di Damasco.

“Folgorati”, vuole dire…

Non folgorati, travolti. Però, se Gianfranco Micciché riprende il percorso della via del territorio, cioè allearsi col centrodestra senza la Lega o con il centrosinistra al fine di attuare realmente una piattaforma di politica economica per la Sicilia, che ben venga.

Perché Berlusconi ha portato Micciché di nuovo tra le sue fila?

Perché Berlusconi oggi ha il “culetto scoperto”. E quindi è venuto a cercare Grande Sud e i siciliani. D’altronde  lo ha fatto ogni volta che gli è servito. Oggi ha difficoltà e quindi Grande Sud gli interessa adesso. Mentre quando aveva i numeri per realizzare molto, e con Micciché proponevamo un progetto innovativo per la Sicilia, lui era latitante. Alle recenti elezioni regionali, poi, abbiamo intrapreso una “traversata del deserto” e lui non si è visto, proponendo un candidato alternativo al partito autonomista e al partito territoriale di Grande Sud. Ha sostenuto la candidatura di Musumeci invece di Micciché. E di fatto ha seminato vento. Chi semina vento raccoglie tempesta. Comunque sono tuttora convinto che Micciché sarebbe stato un buon presidente della Regione.

Quindi siete in campagna elettorale per il centrosinistra. Ma a quanto vediamo non avete formato liste “Voce Siciliana” né avete vostri candidati nelle liste dei vostri alleati politici (ad esempio PD, lista Crocetta, o altro), come invece ha fatto il PiD presentando molti candidati nelle liste PDL. Perché?

Noi non siamo voluti andare in lista perché il nostro progetto non è un progetto in cerca di poltrone. Noi vogliamo essere una spina nel fianco: per non abbassare mai la tensione sulle emergenze della Sicilia che è una terra difficile e contraddittoria e che merita d’essere amata e servita. Purtroppo in pochi hanno avuto la volontà di dare veramente voce alle sue emergenze.

Gabriele Bonafede

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