«Al momento nessuna infrastruttura ha un rapporto costi-benefici migliore di quello delle piste ciclabili, per un euro che si investono ne tornano cinque in benefici». Francesco Russo, assessore regionale ai Trasporti della Regione Calabria, ha le idee chiare sulle prospettive che la bici può offrire alla terra che è chiamato ad amministrare. E si è fatto promotore di un progetto di itinerario ciclo-turistico che abbraccia tre regioni: Calabria (ente capofila), Basilicata e Sicilia. Mille chilometri sulle due ruote attraversando i territori che furono trasformati dalla cultura ellenica. La ciclovia della Magna Grecia è il nome del progetto che, il 9 agosto, ha ottenuto il via libera dal ministero delle Infrastrutture, entrando nell’elenco delle dieci piste ciclabili che dovrebbero unire tutta l’Italia del pedale. Se davvero la sfida dovesse arrivare al traguardo, anche la Sicilia potrebbe finalmente avere un percorso ciclo-turistico vero: da Messina a Pozzallo, lungo tutto il versante orientale dell’Isola.
Il dicastero guidato da Graziano Delio ha messo sul piatto, inserendo la somma nelle leggi di stabilità 2016 e 2017, 374 milioni di euro, spalmati fino al 2024, per realizzare dieci ciclovie definite strategiche. Le quattro ciclovie della Stabilità 2016 – Ciclovia del Sole, Ven-To, Acquedotto Pugliese e Grab di Roma – ora sono già allo step successivo, quello della progettazione. Le altre sei – Ciclovia del Garda, Ciclovia della Magna Grecia, Ciclovia della Sardegna, Ciclovia Trieste – Lignano Sabbiadoro – Venezia, Ciclovia Tirrenica e Ciclovia Adriatica – potranno contare sulla copertura economica inserita nell’ultima manovra. Soldi disponibili che attendono di essere spesi, sulla base dei progetti di fattibilità che gli enti capofila dovranno presentare.
Il percorso della Magna Grecia partirà dalla Basilicata, entrerà in Calabria dal lato Tirrenico, a Maratea, scenderà fino a Reggio Calabria per poi prendere due strade diverse: una risalirà la Calabria dal versante ionico fino al Metaponto; l’altra riprenderà da Messina e si spingerà fino a Pozzallo, toccando Catania, Siracusa e Pachino. Il segmento siciliano ricalca interamente il percorso dell’Eurovelo 7, tracciato dall’Unione europea e inserito tra le infrastrutture strategiche a livello continentale, che attraversa l’Europa da Nord a Sud (dalla Norvegia a Malta).
Al momento, però, la ciclovia Magna Grecia è una linea disegnata su una mappa. Adesso spetta alle Regioni coinvolte studiare il progetto di fattibilità. «Contiamo di presentare la proposta al ministero entro settembre in modo da averlo finanziato – spiega l’assessore calabrese Russo – poi serviranno altri 180 giorni, entro maggio potremmo avere quello definitivo». La Regione Calabria, in quanto ente capofila, solleciterà Sicilia e Basilicata a presentare il loro progetto di fattibilità, in modo da portare avanti l’iniziativa in maniera sinergica. Ma la responsabilità ricade sulle singole Regioni, ognuna sul proprio segmento di ciclovia. Quindi qualora soltanto una delle Regioni coinvolte andasse avanti, potrà comunque accedere al finanziamento del ministero per quanto concerne la sua parte. Altrimenti le risorse rimarranno a Roma. Per la Sicilia a essersi occupato dell’iniziativa, finora, è stato l’assessorato ai Beni culturali guidato da Carlo Vermiglio. Adesso però serve il coinvolgimento di quello ai Trasporti. «Dopo le ferie – promette l’assessore regionale alle Infrastrutture, Luigi Bosco – ci incontreremo per metterci a lavoro».
«I progetti – sottolinea il ministero dei Trasporti – dovranno essere redatti sulla base del rapporto costi-benefici, della maggiore e immediata fruibilità e, soprattutto, dell’intermodalità con le altre reti di trasporto; non ultimo, i progetti dovranno dare la possibilità ai ciclisti inesperti, ai disabili e ai nuclei familiari di percorrere la ciclovia al pari degli altri utenti della ciclabilità». Immediata fruibilità significa soprattutto sfruttare percorsi esistenti. Bisognerà cioè lavorare di cesello, mappare il territorio e rivalutare strade o percorsi abbandonati. Uno dei requisiti è infatti l’uso di strade riservate o a bassissimo traffico veicolare, non superiore a 500 veicoli al giorno. I soldi ci sono, il sogno di tanti amanti della bicicletta è adesso in mano agli amministratori regionali.
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