«Al Consorzio centro direzionale Cibali sono pervenute sette proposte, cinque delle quali da organizzazioni e associazioni che immaginano interventi prevalentemente naturalistici». A dichiararlo a MeridioNews è il presidente Tito Musso. Che aggiunge: «Altre due le abbiamo ricevute da altrettante società di gestione del risparmio insieme a operatori del settore immobiliare che propongono la realizzazione di edifici pubblici o privati». Tra le idee al vaglio del Consorzio che gestisce circa 17,4 ettari di terreno tra via Sabato Martello Cristaldi e viale Mario Rapisardi c’è anche quella di Legambiente etneo, che chiede di limitare ulteriori colate di cemento nel quartiere. Avanzando l’idea di coniugare la biodiversità della flora e della fauna dell’area con le esigenze edificatorie del Consorzio. La cui consultazione pubblica di idee, chiusa ufficialmente il 29 febbraio, è stata avviata «nel mese di dicembre del 2015». I tre mesi di tempo avevano l’obiettivo di ricercare soluzioni per «salvaguardare il complesso naturalistico, pensandone un parziale sviluppo urbanistico e infrastrutturale», precisa Tito Musso.
L’iter, che prevede dopo il vaglio delle proposte anche la consulenza dell’amministrazione comunale, procederà «secondo un programma di incontri già definito». «Avvieremo una diretta interlocuzione con tutti i partecipanti per verificare la possibilità di integrare le idee in un disegno unitario». Posto che «la destinazione naturalistica dell’area non è messa in discussione ma potrebbe accogliere per le sue dimensioni anche ipotesi edili». Al netto del fatto che tutto dovrà dimostrare quella che Musso definisce «una piena sostenibilità economica, anche perché dalle interlocuzioni con il Comune è emersa la sua impossibilità di provvedere autonomamente alla manutenzione del verde». Un aspetto «di cui dovrà tenere conto Legambiente, della quale però non può non essere apprezzato l’intento di valorizzare la flora del comprensorio».
Il dialogo con Palazzo degli elefanti, nei fatti, è iniziato con la precedente amministrazione, quella guidata dall’ex sindaco Raffaele Stancanelli. Nel 2010, infatti, il consorzio e l’ente hanno collaborato alla realizzazione del cosiddetto Studio di prefattibilità del comprensorio Susanna nel quartiere Cibali. Di cui, però, le cronache cittadine non hanno avuto più notizia. Perché, secondo il presidente Tito Musso, le previsioni di quel programma – stilato con il contributo dell’allora assessore all’Edilizia Giuseppe Arcidiacono, dei professionisti comunali e dell’ateneo – «non sono state ritenute compatibili dall’attuale giunta di Enzo Bianco, per le sopraggiunte esigenze dell’area metropolitana etnea». Il documento, però, non sarebbe sprecato e «mantiene una sua validità per cui a esso si potrà fare riferimento nel futuro confronto con il Comune».
La storia del consorzio, che va avanti da più di quarant’anni, si intreccia nel tempo con storie catanesi legate al connubio tra mafia e imprenditoria. Alla sua creazione, nel 1983, aveva sede alla Ira Costruzioni, l’ammiraglia dell’imprenditore Gaetano Graci. Mentre, all’epoca, a presiedere l’ente era Francesco Finocchiaro e a contribuire al fondo consortile era la Fratelli Costanzo spa che faceva capo a Carmelo Costanzo. I tre imprenditori, insieme a Mario Rendo, sono passati alla storia come I quattro cavalieri dell’Apocalisse mafiosa nell’editoriale pubblicato sul primo numero de I Siciliani a firma di Giuseppe Fava, il giornalista ucciso dalla mafia. Un passato di cui Tito Musso allontana la pesante ombra. «Il consorzio, ormai da diversi anni, fa capo a Sicilcassa per liquidazione coatta amministrativa, una procedura che lo sottopone alla diretta sorveglianza della Banca d’Italia», spiega il presidente. «Le società un tempo proprietarie e facenti capo a Graci, Costanzo e Finocchiaro non hanno più alcuna influenza nella gestione». Oggi, l’ente punta a «portare a termine le incertezze sui terreni, prospettando una riqualificazione urbana per le aree destinate a verde e a infrastrutture», conclude Musso.
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