Ciapi Palermo, anche una frode da 15 milioni ‘grattati’ al Fondo sociale europeo

Nelle ‘mirabolanti’ avventure del Ciapi di Palermo spunta anche una storia da 15 milioni di euro. Risorse finanziarie reperite dal Fondo sociale europeo (Fse). Una storia, per certi versi incredibile, sulla quale hanno puntato i riflettori gli ispettori dell’Olaf, gli uomini dell’Unione Europea che indagano sulle frodi comunitarie. Questi soldi, a quanto pare, non sarebbero stati spesi bene. Mettiamola così: sono stati utilizzati per finalità diverse da quelle previste dal bando.  Vediamo che è successo. 

La frode, ovvero un danno a carico dell’Unione europea per 15 milioni di euro, sarebbe stata accertata dagli ispettori dell’Olaf. Tutto ruota intorno agli obiettivi previsti dal progetto finanziato al Ciapi, come già detto, con le risorse del Fondo sociale europeo. Risultati che sarebbero stai disattesi.

In pratica, il progetto Sportelli Mutifunzionali Co.Or.Ap. è stato destinato ad una platea di 3 mila giovani ed aveva una duplice finalità. L’avviamento all’apprendistato per il cinquanta per cento e l’occupazione per 600 giovani. Al compimento del progetto sono stati reclutati 5.031 soggetti e 149 aziende.

L’Olaf ha accertato che l’obiettivo progettuale non è stato raggiunto in quanto non suffragato da nessuna documentazione. In pratica, dalle carte risulterebbe che soltanto 12 sarebbero stati i soggetti avviati all’apprendistato, cioè l’1,2 per cento e non il 50 per cento! Mentre nessuno avrebbe trovato occupazione alla fine dell’attività progettuale.

Numeri da brivido che fanno emergere un uso delle risorse comunitarie che definire distorto è poco. Questi numeri hanno spinto l’Olaf a decertificare, per l’appunto, 15 milioni di euro per frode. Questo significherebbe anche che il Ciapi dovrebbe restituire tale somma all’Unione europea.

E siccome il Ciapi è un ente strumentale della Regione siciliana, è la Regione che, di fatto, ha frodato l’Unione Europea.

Il Ciapi oggi è in liquidazione. Poco importa, perché a pagare sarà comunque mamma Regione che, come già accennato, ha la proprietà totale dell’ente di formazione. Uno scandalo coi fiocchi.

Negli ultimi giorni tutti hanno scritto di tutto, ma in pochi hanno evidenziato che al Ciapi di Palermo la spina era stata staccata già circa un anno fa. È con decreto dirigenziale n.1127 del 5 aprile 2012 che l’assessorato regionale Istruzione e Formazione professionale revoca l’accreditamento. Alla base del provvedimento, le motivazioni contenute nel verbale finale del Nucleo tecnico di valutazione incaricato dall’amministrazione regionale di verificarne la posizione. I componenti dell’organo di valutazione hanno dichiarato il Ciapi di Palermo inaffidabile e impossibilitato a potere gestire, da quel momento, fondi pubblici.

Dal verbale si evince che 4 milioni di euro, dei fondi regionali in dotazione all’Ente strumentale della Regione siciliana erano già iscritti a ruolo. Inoltre sulla quota di risorse comunitarie assegnate, l’Olaf, come già ricordato, aveva già accertato 15 milioni di euro di somme distratte.

C’è dell’altro. Nonostante i pesanti rilievi, al Ciapi hanno pensato di ricorrere al Tribunale amministrativo regionale (Tar), perdendo sonoramente la causa. Gli uffici dell’assessorato, nel frattempo, hanno trasmesso gli atti dell’attività ispettiva all’Avvocatura dello Stato che ha provveduto al blocco dei finanziamenti.

Nonostante la revoca dei finanziamenti risalga a circa un anno fa, qualcuno ha garantito la prosecuzione delle attività fino ad epoca recente. Come mai? Eppure solo da qualche giorno sembra essere scoppiata la grana per il governo del presidente Rosario Crocetta ma le responsabilità vanno ricercate nei governi precedenti che forse hanno fatto finta di non sapere.

Giuseppe Messina

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