Saracinesche abbassate e telefono che squilla a vuoto. Quella dell’Etna bar di via Galermo potrebbe non essere una semplice chiusura nel pomeriggio di un giorno feriale. Secondo indiscrezioni, sarebbe di queste ore la notifica di un decreto di cessazione attività ai danni dell’attività commerciale sequestrata a gennaio dalle forze dell’ordine. Da quanto si apprende, i motivi dell’immediato stop al lavoro sarebbero riconducibili a presunte irregolarità urbanistiche emerse durante il periodo dell’amministrazione giudiziaria.
Per gli inquirenti, il reale gestore del bar sarebbe stato – fino a sei mesi fa – Cosimo Tudisco, pregiudicato ritenuto vicino al clan Cappello-Bonaccorsi, che ne sarebbe stato il titolare di fatto. Nonostante le aziende collegate al bar fossero formalmente intestate alla sua giovane compagna, Rosaria Lanzafame, e a un altro uomo. «È un caso eclatante e palese di intestazione fittizia di beni – sostiene Ferdinando Buceti, dirigente della divisione Anticrimine della questura di Catania – Si è tenuta di recente un’udienza in tribunale e siamo a buon punto nel procedimento che speriamo porti alla confisca».
Negli ultimi sei mesi, l’Etna bar è stato gestito dall’amministratore giudiziario nominato dal tribunale di Catania. Sarebbe stato l’esperto voluto dai magistrati a tentare di fare ordine nelle carte del noto locale cittadino. A rimanere coinvolti nella chiusura disposta oggi potrebbero essere i lavoratori del bar, che così vedrebbero a rischio il proprio posto.
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