Chiudete gli occhi e immaginate di ascoltare le telefonare di queste ore di Lumia, Crocetta, Cardinale, D’Alia, Leanza…

OVVIAMENTE STIAMO SOLTANTO IMMAGINANDO. NE VIENE FUORI UNA SICILIA, O MEGLIO, UNA POLITICA SICILIANA DA ULTIMI GIORNI DEL GOVERNO MILAZZO

In un’atmosfera da ultimi giorni del Governo Milazzo, tra Palermo e Roma, si contano, una dopo l’altra, le ore che passano. Oggi è l’ultimo giorno prima della seduta di Sala d’Ercole che dovrà discutere e votare – a scrutinio palese – la mozione di censura all’assessore regionale alla Formazione professionale, Nelli Scilabra.

Girano le voci di imminenti dimissioni dell’assessore. Ma sono solo voci. In realtà, si tratta. Su cosa? Su tutto.

In queste ore la politica siciliana misura la propria totale inconsistenza. Mentre migliaia di persone aspettano invano le retribuzioni che non arrivano, mentre tanti Comuni dell’Isola ‘viaggiano’ spediti verso il baratro finanziario, insomma, mentre mezza Sicilia crolla (forse più di mezza Sicilia, a contarla bene), cosa fa la politica siciliana? Tratta sul destino della bella Nelli Scilabra!

Immaginate, adesso – sia chiaro che la nostra è solo immaginazione, per carità – immaginate, dicevamo, che un ‘Grande Fratello’, da quattro cinque giorni, abbia registrato e immagazzinato tutte le telefonate dei politici siciliani e dei politici romani più o meno riconducibili alla Sicilia. Che cosa ne verrebbe fuori?

Pensate quanto sarebbe interessante ascoltare le telefonate del governatore Rosario Crocetta con i deputati dell’Ars, di maggioranza e di opposizione. O le telefonate del senatore Giuseppe Lumia. O le telefonate di Davide Faraone. O le telefonate di Totò Cardinale da Mussomeli. O le telefonate di Giampiero D’Alia. O le telefonate di Lino Leanza.

Al limite, anche le telefonate di qualche assessore regionale.

In questa nostra descrizione immaginaria teniamo fuori i parlamentari cuperliani del PD. Questo perché stanno ‘vergognosamente’ vincendo la loro lunga partita a scacchi con Crocetta e con Lumia. E a noi i vincenti non interessano.

A noi interessano quelli che pensavano di essere invincibili e che adesso mendicano. Come in un romanzo di Céline, l’abiezione, in questo caso politica e parlamentare, anche nei sui tratti fisio-patologici, risulta interessante e, perché no?, anche un po’ ‘mistica’.

L’immaginazione, spesso, funziona meglio della realtà. Provate a immaginare la faccia dei parlamentari che, improvvisamente, ritrovano scritto, parola per parola, quello che hanno detto al telefono in queste ore concitate.

“Ma perché devi votare questa censura? Che cosa ci guadagni? Ma lascia perdere. L’assessore ha lavorato bene. Vieni con noi. Ti diamo questo, ti diamo quello”.

“Tu niente devi fare. Stai lì e, al momento del voto, zact!, esci dall’Aula. Pulito pulito. I giornalisti l’indomani diranno che sei uscito dall’Aula per favorire il Governo? E tu neghi. Al bar ero andato, gli devi rispondere. Anzi in bagno. Anzi, dicci che ti chiamava tua moglie”.

“Ci sono un sacco di posti di sottogoverno liberi. Per te ho riservato qualcosa d’importante. Non ci sono soldi? Ma che dici! Ti pare che sono forestali o formazione professionale? Cose giuste sono. Fidati”.

Ma siccome siamo corretti vi riportiamo qualche immaginaria conversazione tra i cuperliani del PD:

“Per ora i picciotti firriano. Girano e rigirano che sembrano topi in gabbia. Girano e si rigirano, ma sempre in trappola sono”.

“Noi non dobbiamo fare niente. Solo aspettare. Questi più parlano, più si auto-incaprettano. Come hanno fatto a Taormina: più parlavano, più si incartavano”.

Non solo cuperliani. Una telefonata immaginaria da Caltanissetta:

“Resistere, resistere, resistere!”.

Una telefonata immaginaria da Gela:

“Stavota unn’avi unni ‘iri“.

Una telefonata immaginaria da Mussomeli:

“Il momento è delicato, ma noi dobbiamo dare una dimostrazione di compattezza e di unità, guardando a una visione complessiva del quadro politico, nella certezza che una tenuta del nostro schieramento ci traguarderà verso un’alleanza nella quale confluiranno anche aspetti e questioni che oggi sembrano distanti, ma che sono destinate, in una visione di ampio respiro, a contemplare atti e fatti che daranno la misura piena di un’idea della politica incentrata sui grandi valori della democrazia, della partecipazione, della collegialità, della tenuta di un tessuto istituzionale pronto a resistere alle intemperie che, di volta in volta, si presenteranno al cospetto di un Governo che, nonostante i grandi e gravi momenti di difficoltà, mantiene una rotta che ci porterà verso posizioni politiche che…”.

Una telefonata da Messina:

“Maledetto il giorno in cui ho pensato a questo gelese incasinatutto…”.

Una telefonata da Maletto:

Ma a chistu cu ‘nnù purtò?

Una telefonata da Termini Imerese:

“Questa volta ‘u senaturi attumbuliò“.

Una telefonata da Burgio:

Beddra matri, a figghia mia!“.

 

 

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